Lazio: primi sprazzi di ‘tudorismo’ all’Olimpico
Lazio – Che impatto! Il giorno dopo una prestazione tanto convincente, la prima cosa che risalta è l’approccio messo in campo dalla Lazio, immagine e somiglianza del suo allenatore, Igor Tudor, che in appena due settimane è riuscito a trasmettere fondamentali ormai persi nell’ultimo periodo con Maurizio Sarri in panchina.
La testimonianza che l’intoppo agli ingranaggi biancocelesti era esclusivamente mentale è arrivata dalla gara messa in opera dai singoli. L’aggressione a tutto campo della Lazio ha chiuso i bianconeri all’interno della propria metà già nei primi 30 secondi di gara, la personalità da grande squadra ha impressionato soprattutto per le scelte iniziali del mister croato che ha concesso spazio alle seconde linee ricevendo importanti risposte, specialmente da chi sembrava ormai con più di un piede fuori dalle mura di Formello.
Altro dettaglio importante è l’impiego dall’inizio dei 3 centrali difensivi (Gila, Romagnoli e Casale) e i 3 esterni d’attacco (Pedro, Felipe Anderson e Zaccagni), sinonimo di una squadra solida dietro ma a trazione assolutamente anteriore.
Lazio: il destino toglie, il destino dà…
A dimostrazione del dominio territoriale biancoceleste all’interno dell’Olimpico ci sono i numeri: 65% di possesso palla, 16 occasioni da gol, 57 palle recuperate, 116 km percorsi, 183 scatti.
Dato importante che da ragione alle parole pronunciate da Sarri, ai calciatori, prima dell’addio: “Avete bisogno di una scossa per riprendere in mano la stagione”.
Infine, come ciliegina sulla torta, la menzione speciale è per l’eroe della gara, Adam Marusic. Il montenegrino è stato uno dei calciatori che più ha deluso durante la stagione. L’errore commesso contro l’Inter ha influito nell’alimentare le polemiche di chi già lo voleva fuori dal progetto Lazio a fine anno. Poi però il destino, così come ha tolto in modo crudele, ha ridonato nella serata dove più se ne avvertiva il bisogno. La rete al 93′ ha liberato Re Adam dalle catene di un’annata tutt’altro che semplice, aiutato anche dall’intuizione di Tudor, che a fine gara si è tolto la soddisfazione di ammettere: “Dovevo arrivare io per far capire che Marusic non è un terzino, ma un ala“.