L’ex centrocampista della Lazio, Juan Sebastian Veron, ha parlato del suo passato nella capitale e non solo
Oggi, ai nostri microfoni, è intervenuto l’ex centrocampista della Lazio Juan Sebastian Veron. La “Brujita” ha toccato svariati temi inerenti al suo periodo trascorso nella capitale. Queste le sue parole:
Ciao Juan Sebastian. Sei ricordato come uno dei centrocampisti più forti della Lazio, che effetto ti fa?
“È un effetto grande, perché stiamo parlando di una squadra che nel corso della sua storia ha avuto tantissimi campioni. Come ho detto è un ricordo grande, che non so se sono in grado di accettarlo. Essere ricordato in questo modo è tantissimo per me”.
Sei arrivato alla Lazio dal Parma. Che ricordi hai del tuo arrivo in biancoceleste?
“L’arrivo è stato cercato, perché ritrovavo persone che sono state molti importanti per me come mister Eriksson, Roberto Mancini e Sinisa Mihajlovic, persone molto importanti che ho incontrato nella Sampdoria e le ho ritrovate a Roma. Per non parlare di Almeyda, Simeone e Sensini, persone che già conoscevo e con cui avevo un grande rapporto. Durante il mio periodo alla Lazio, ho avuto un grande rapporto con tutti”.
14 maggio, giorno del secondo scudetto della Lazio. Che ricordi hai di quella lunga ed entusiasmante giornata?
“Il 14 maggio è stata una giornata lunghissima, mai ho vissuto una giornata così lunga. È stata un esperienza strana ma bellissima, perché poi con il tempo una situazione simile l’ho vissuta anche con l’Estudiantes. La faccia e la gioia della gente dopo tanto tempo, come quel ragazzo che piange abbracciato ad un parente, è stato incredibile. Sono tutte emozioni che mi porto dentro”.
Il goal più bello che hai realizzato con la maglia biancoceleste?
“Come importanza sicuramente il goal alla Roma nell’anno dello scudetto, anche se ne ho fatto anche uno a Udine molto bello, sia per il cross che per il mio destro al volo. Quindi se parliamo solo di bellezza, credo che quello contro l’Udinese sia la rete più bella che ho realizzato con la maglia della Lazio”.
Parlando di giovani, c’è un nuovo Veron in Argentina?
“Non lo so. In Argentina una cosa che funziona bene sono i ragazzi di grande talento che continuano ad uscire con grande costanza”.
La partita e il trofeo che ricordi con maggior piacere?
“La partita che più ricordo con piacere è sicuramente quella contro il Milan all’Olimpico che finì 4-4. Fu una partita incredibile con ribaltamento di risultato continuo. Come trofeo, ovviamente, lo scudetto”.
Quanto è stato emozionante vivere il derby della capitale?
“Io ho vissuto tanti derby importanti e hanno le loro particolarità. Quello di Roma assomiglia molto a quello che viviamo qui in Argentina, perché quando guardi il calendario prima di iniziare la stagione vai a cercare subito il derby, e anche per la gente è lo stesso”.
Lazio, Veron e i derby: “Vi spiego la differenza tra quello della capitale e quello argentino”
Sempre parlando di derby, quali sono le differenze tra quello di Roma e quello argentino tra Boca Juniors e River Plate?
“Il derby della capitale si vive dentro la città, in quei quindici giorni si respira calcio. In Boca-River, invece, è più un paese: quasi la metà del paese, più di venti milioni, saranno del Boca e del River, quindi una nazione che si ferma per vedere quella partita”.
Il tuo rapporto con i tifosi della Lazio?
“Il rapporto con i tifosi è molto buono. Io ho un grandissimo ricordo dei tifosi, cerco di vedere le partite e stare attento anche alle notizie. Credo che anche i tifosi abbiano un buon ricordo di me”.
Il calciatore più forte con cui hai giocato durante la tua permanenza nella capitale?
“La verità è che in quei due anni ho giocato con tutti campioni, è impossibile fare un nome. Nel secondo anno la rosa è cambiata un pò, ma è rimasta pur sempre uno squadrone. Per questo mi risulta molto difficile fare un solo nome”.