L’ex esterno biancoceleste, Lucas Martin Castroman, risponde alle domande della nostra redazione
Lucas Martin Castroman è stato intervistato dalla nostra redazione e con grande disponibilità e simpatia, ha risposto alle nostre domande ricordando il suo bel periodo alla Lazio.
Ciao Lucas, puoi dirci le tue emozioni quando hai realizzato il goal del 2-2 nel derby, a pochi secondi dal fischio finale.
“Fare gol nel Derby è stata forse l’emozione più grande che ho vissuto nel calcio, anche perché quel pareggio ci diede la possibilità di lottare fino alla fine per lo scudetto.”
Sei entrato nei cuori biancocelesti grazie al gol nel derby. Cosa passa nella testa di un giocatore prima di mettere piede in campo in un derby come quello di Roma?
“Adrenalina pura, non c’è niente di più bello nel calcio da sentire. Potrebbe essere una sensazione simile a quella di buttarti con il paracadute, si potrebbe descrivere così.”
Se non ci fosse stato il pareggio di Dalmat sul neutro di Bari e il gol del 1-2 annullato al Milan all’Olimpico con la Roma pensi che la Lazio poteva effettuare il sorpasso in classifica a poche giornate dalla fine e strappare lo scudetto alla squadra giallorossa?
“Quando dipende da un altro purtroppo rimani sempre indietro, quindi non solo devi vincere, ma devi aspettare che l’altra squadra perda qualche punto per riprenderla.”
Tu hai giocato in Argentina, in Italia e anche in Brasile: hai notato delle diversità tattiche e tecniche nei tipi di allenamento e di preparazione in ognuna di queste scuole calcistiche?
“All’epoca si notavano di più le differenze, non solo tattiche, anche fisiche e tecniche, ma adesso la tecnologia e la scienza hanno fatto il suo. Quindi è tutto più semplice e tutto arriva più veloce”.
Tanti argentini che hanno vestito la maglia della Lazio hanno poi intrapreso la carriera da allenatore, hai mai pensato di allenare?
“In pandemia ho fatto la carriera di allenatore, nel 2021 ho allenato una squadra di serie B in Argentina, ho una scuola calcio nella mia città e lavoriamo da più di 10 anni con bambini da 5 a 15 anni, ma la priorità è sempre quella di fortificare i giovani a essere brave persone, oltre a essere calciatori”.
Tanti tifosi ti ricordano con enorme piacere, ci dici che emozione provavi quando entravi in campo all’Olimpico?
“Scendere in campo all’Olimpico è meraviglioso. Sapere che tutti i tifosi sono lì per vederti giocare è una carica in più. Mi hanno accolto alla grande, quindi saranno sempre nel mio cuore”.