Lazio e Flaminio: l’importanza di uno stadio di proprietà
Lazio, operazione Flaminio – Le parole di Claudio Lotito hanno acceso una fiammella di speranza riguardo al futuro e ai progetti che coinvolgeranno il mondo Lazio nei prossimi mesi.
Stadio Flaminio
Il capitolo stadio di proprietà è un cruccio del presidente biancoceleste che già nel lontano luglio del 2004 aveva iniziato a prendere corpo attraverso un progetto ambizioso, dal nome “Stadio delle Aquile”, ma mai realizzato.
Quasi 20 anni dopo, il patron diventato senatore ci riprova, stavolta l’occasione porta al nome dello stadio Flaminio, gioiello datato 1956, sito nel cuore della capitale e catino storico dell’oblio biancoceleste.
Se dal punto di vista romantico quella inerente al Flaminio è un operazione che legherebbe indissolubilmente il nome di Lotito alla storia della Lazio, dal punto di vista economico, il progetto ha una valenza ancor più fondamentale.
Flaminio: introiti da capogiro
Innanzitutto bisogna chiarire che la stima di un progetto di costruzione o restyling di un impianto sportivo prevede costi elevati.
Basti pensare che il Real Madrid, per la ristrutturazione del Santiago Bernabeu, ha speso all’incirca 550 milioni di euro.
Per questo molte società preferiscono avere in concessione un impianto di proprietà comunale, limitando le spese in canone d’affitto, SIAE, security e tutti gli altri aspetti legati all’organizzazione dell’evento sportivo.
Affrontare la spesa iniziale però, garantirebbe alla proprietà introiti economici importanti nel corso del lungo periodo.
Gli stadi delle altre
L’esempio più tangibile è quello della Juventus, che a fronte dei 155 milioni di euro spesi nel 2010 per la costruzione dell’allora ‘Juventus Stadium’, ha quintuplicato la somma investita in appena 5 anni, ottenendo un ingente crescita economica e di conseguenza sportiva: i 9 scudetti di fila vinti tra il 2011 e il 2020 ne sono la dimostrazione.
Lazio, Flaminio: il dettaglio
Entrando nel dettaglio, i ricavi economici di uno stadio di proprietà derivano da molti fattori: il primo è la cessione dei diritti di denominazione dell’impianto. Secondo uno studio di Duff & Phelps, la squadra bianconera ricava circa 18 milioni di euro l’anno dalla compagnia Allianz per la concessione del titolo di ‘sponsorship’.
Il numero di posti disponibili ai tifosi è un altro fattore determinante.
Tramite uno studio svolto da Calcio e Finanza infatti, è interessante il dato relativo ai ricavi derivanti dai biglietti venduti. Le prime 10 posizioni in Europa vanno dai 54 milioni annui incassati dal Tottenham ai 122 milioni dell’Arsenal, con il 99% dei seggiolini a disposizione occupati a partita.
Inoltre, la costruzione di un impianto di proprietà, non va intesa solamente nei fini dell’evento sportivo, ma si estende al concetto di ‘vivere nel quotidiano’ la storia e le tradizioni del club, attraverso: musei, negozi e punti accessibili al pubblico che garantirebbero ulteriori introiti alle casse della proprietà.
Infine, non meno importante è il colpo d’occhio che garantisce un impianto privato, capace di dare una rilevante popolarità al nome del club e senso d’appartenenza ai tifosi che potrebbero finalmente contare su un fortino da difendere e valorizzare non solo nelle partite domenicali, ma anche nei restanti giorni della settimana.