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Calcio, calciatori del passato: Alberto Tarantini, l’hombre con gli “attributi”

Sfrontatezza, passione e coraggio: quello che manca nel calcio odierno.

by Valentino Valentino
0 comment Tifosi Lazio / foto Antonello Sammarco/Image Sport

Alberto Tarantini, l’hombre con gli “attributi”.

Tantissimi auguri ad Alberto Tarantini, nato a Ezeiza il 3 dicembre 1955 che, pochi giorni fa, ha compiuto 68 anni.

Terzino d’assalto, Campione del Mondo con la Seleccion Argentina nel 1978. Il suo soprannome era “El Conejo” (Il coniglio) per via della dentatura e per il modo caratteristico di arricciare il naso. La sua è davvero una vita romanzesca. Fatta di grandi dolori e gravi lutti famigliari (padre e tre fratelli). Carriera difficile ed in salita anche per la sua non nascosta e pubblica posizione di opposizione al regime del generale Videla a cui accetta di stringere la mano, a beneficio di giornalisti e fotografi, non prima di essersi “toccato gli attributi”, dopo la vittoria della Coppa del Mondo. Il gesto è una provocazione oggetto di una scommessa con il capitano della “Seleccion” biancoceleste, Passarella.

La sua carriera è già in salita per l’ostilità con lo storico presidente del Boca Juniors Armando, per brutti fatti legati ad un anticipo ottenuto da Tarantini per pagare i funerali del padre. Nella lite Tarantini straccia il contratto e dopo mesi in cui gioca con stipendio decurtato, pari in pratica al minimo sindacale, è messo fuori rosa e gioca il Campionato del Mondo di casa senza essere sotto busta paga di nessun club.

Alberto Tarantini, l’hombre con gli “attributi” sbarca in Europa.

In patria, Alberto Tarantini subisce una vero e proprio ostracismo interno ed è costretto ad emigrare in Inghilterra, nel Birmingham City. Ritorna in Argentina per giocare nel 1980 con il River Plate e nel 1983 salta l’accordo con il Barcellona perché non accetta la pagliacciata di doversi fintamente sposare con una modella spagnola per essere naturalizzato e giocare con l’equipe “blaugrana“.

Sbatte la porta ai Catalani e va a giocare in Francia, in realtà meno prestigiose: Bastia e Tolosa. Chiude la carriera in Svizzera nell’Urania Ginevra. Cade nel tunnel della droga dal quale esce con forza di volontà.

La sua vita è davvero romanzesca e degna di una soap opera. Ma la vita non è un film e ciò che è accaduto è una dolorosa storia vera con un dolce epilogo finale. Forza Alberto.

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