Focus su la crescita dei giovani nei settori giovanili del Calcio italiano
La crescita dei giovani è uno dei problemi centrali del calcio italiano. A detta di molti, rispetto agli anni ‘90, il livello del campionato italiano è calato drasticamente. Uno dei fattori principale è la decrescita dei settori giovanili, con molti ragazzi che difficilmente riescono a sfondare ad alti livelli. In un’intervista rilasciata a MilanNews.it, l’ex calciatore del Milan Stefano Eranio ha parlato della mancata valorizzazione dei giovani.
Secondo l’ex centrocampista, per ripartire è necessaria una rivoluzione totale del sistema: “Bisogna resettare tutto, pianificare con persone capaci. E in tanti, per non dire troppi, non sono capaci ma hanno l’opportunità di allenare in determinati ambienti pur non sapendo se la palla è rotonda o quadrata, con buona pace di chi è veramente bravo che deve sperare che la fortuna giri in suo favore: De Rossi, ad esempio, se non avesse avuto un colpo di fortuna trovando in quel momento la panchina della Roma non avrebbe potuto neanche dimostrare le proprie capacità”.
La crescita dei giovani passa dalla giusta formazione nelle scuole calcio
Eraldo Pecci, noto centrocampista degli anni 70, ha le idee chiare per risollevare il movimento calcistico giovanile italiano. Soffermandosi sulla disfatta della Nazionale Azzurra, tra le sue dichiarazioni c’è stato spazio per una critica sul calcio italiano, in particolar modo per quanto concerne la crescita dei giovani. Secondo Pecci ai bambini viene insegnata troppo la tattica, senza avere una particolare cura per la crescita tecnica individuale. Questo influirebbe in termini negativi sui loro percorsi e sarebbe una spiegazione dell’assenza attuale di campioni come quelli di un tempo.
L’attuale opinionista Rai ha precisato: “Si chiama giuoco del calcio, non scienza del calcio. E invece siamo circondati da scienziati, anche tra i maestri di calcio: se non abbiamo più un Totti o un Del Piero è perché ai bambini, troppe volte, viene insegnata la tattica e non la tecnica. Manca la cultura della formazione, non c’è cura per la crescita individuale: molti calciatori, quando smettono e iniziano una carriera nuova su panchine giovanili, pensano non ad accompagnare talenti ma a preparare sé stessi per quando alleneranno i grandi. E’ una mia opinione per carità, ma resto convinto che l’assenza di campioni non è solo un problema generazionale”.
Da sottoscrivere e promulgare. Puntiamo sulla giusta crescita dei giovani.
(Fonte: Mondo Primavera / Secolo XIX)