Tavares, il grande bluff? Da scintilla a delusione: la parabola di un talento incompiuto
A inizio stagione sembrava uno di quei colpi da maestro: rapido, fisico, dotato tecnicamente. Tavares aveva acceso le speranze di tifosi e addetti ai lavori. Le sue prime apparizioni avevano lasciato il segno: strappi, accelerazioni, presenza costante nella manovra offensiva. Insomma, un giocatore in grado di spostare gli equilibri.
Poi, qualcosa si è rotto — forse nel fisico, forse nella testa.
La seconda parte della stagione ha mostrato un altro Tavares: spaesato, spento, quasi un corpo estraneo in campo. I problemi fisici, che sembrano accompagnarlo come un’ombra, hanno inciso profondamente sul suo rendimento. Ma più dei muscoli, a preoccupare è l’atteggiamento: Tavares sembra sempre un passo indietro, come se non credesse davvero di poter fare la differenza.
Fisicamente è un prototipo perfetto per il calcio moderno: esplosivo, potente, con mezzi atletici da top player. Eppure, dà costantemente l’impressione di non riuscire a dominare il suo stesso potenziale. Sembra temere il limite, o peggio, conoscerlo troppo bene.

Foto Profilo X S.S. Lazio
Il risultato? Un giocatore che parte come protagonista ma si spegne alla distanza, che promette tanto ma mantiene poco. E che, per quanto talento possa avere, non è mai riuscito a diventare davvero decisivo.
Tavares è il classico caso di “potrebbe ma non vuole” o, forse, “vorrebbe ma non può”. Un dilemma che, in una squadra” AMBIZIOSA?”, diventa un lusso che non ci si può permettere.