Lazio: due poltrone per cinque a centrocampo
Lazio – Come ha abituato da anni, ancora una volta, la Lazio stecca clamorosamente l’appuntamento con il salto di qualità perdendo le ultime chance per agguantare il treno Champions e ridimensionando un finale di campionato che avrebbe potuto garantire scintille nella lotta per il quinto posto.
Il pareggio amaro ottenuto a Monza ha messo in mostra tutte le lacune di una rosa limitata nei cambi e carente nella famosa ‘qualità’ espressa da Tudor durante la vigilia della trasferta lombarda. L’ingresso di Casale e Cataldi ha determinato in negativo l’esito della gara con gli errori in marcatura del centrale difensivo e la dormita del regista sull’azione del 1-1.
Alle mancanze di una rosa da rivedere, c’è però anche la scelta di Tudor di escludere elementi validi ed utili alla causa biancoceleste. Su tutti spicca il nome di Nicolò Rovella, autentico punto fermo della Lazio di Sarri, finito nei bassifondi delle scelte in mediana operate dal tecnico croato, che in quel reparto vive di abbondanza avendo a disposizione cinque elementi per soli due posti.
Lazio: a Monza l’ennesima panchina per Rovella
Il regista, con il croato in panchina, ha giocato solamente 23 minuti in sette gare tra Serie A e Coppa Italia in un ruolo non suo, risultando comunque decisivo con l’assist vincente per il gol di Isaksen contro la Salernitana.
A spiegare il motivo dell’esclusione dell’ex Juve è stato lo stesso Tudor nella conferenza di venerdi: “Rovella ha fatto un campionato interessante vedendo le partite in cui non c’ero io. Ha avuto poi un infortunio importante con la pubalgia e ha rallentato. È un giocatore che mi piace perché capisce di calcio, è intelligente. Ha bisogno di mettere su qualche chilo, ci stiamo lavorando. Lui è volenteroso, vuole capire e gli ho fatto un discorso perché ci sono giocatori che stanno facendo bene e quando succede è difficile cambiare. Bisogna avere pazienza e sfruttare l’occasione”.
Il regista ex Monza cerca una chance per mostrare di poterci stare in una Lazio che ha fatto sua, e non smette mai ribadirlo fuori dal rettangolo di gioco.