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Lazio | Buon compleanno Giorgio Chinaglia: eroe della ‘banda’ del ’74

by Giammarco Moriconi
0 comment Giorgio Chinaglia / Foto: profilo X Lazio

Lazio: Long John avrebbe compiuto 77 anni

Lazio – “Suo figlio non è portato per giocare a calcio e non diventerà mai un campione“. Queste le parole che usò Glen Davis, presidente dello Swansea Town, squadra gallese che diede l’opportunità al 17enne Giorgio Chinaglia di scoprire il gioco del calcio e diventare poi icona, per il popolo laziale e non solo.

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Giorgio Chinaglia / Foto: profilo X Lazio

Mai previsione fu più sbagliata. Chinaglia ha realizzato 121 gol in 246 presenze con la maglia biancoceleste ed è riuscito nell’impresa di trascinare i suoi dalla serie B del 70/71 allo scudetto del 73/74.  L’avventura in biancoceleste finisce appena un anno dopo. La morte di Tommaso Maestrelli mister e padre di quei ragazzi, ruppe la solidità di un gruppo tanto forte in campo quanto scalmanato fuori.

Chinaglia, nato a Carrara il 24 gennaio del 1947, ha solcato un segno importante nella storia biancoceleste. Specialmente in quei primi anni ’70, in cui la Lazio veniva definita con il termine “Banda Maestrelli” e dominava su ogni campo d’Italia, rompendo l’egemonia di una Juventus pigliatutto.

L’addio alla Lazio e l’avventura in America

‘Long John’, nominato così dai tifosi biancocelesti per via delle sue origini gallesi, dopo aver regalato lo scudetto del ’74, decise di lasciare la Lazio. Il suo addio scatenò la contestazione di quella gente, tradita, da chi riteneva uomo simbolo. Il ‘suo’ popolo sperava di appigliarsi a lui per risollevare le sorti di quella ‘banda’ che andava via via sgretolandosi dopo la scomparsa di Luciano Re Cecconi, ucciso in circostanze tutt’oggi poco chiare.

Giorgio Chinaglia / Foto: profilo X Lazio

Trasferitosi in America, Giorgio Chinaglia divenne beniamino di un popolo e di una squadra, i New York Cosmos, che avevano appena esplorato l’essenza del vero calcio con l’aquisto di un certo Pelé. Negli Stati Uniti, Long John realizzò la bellezza di 231 reti in 234 gare chiudendo così la sua carriera calcistica in America. Lasciando un’eredità, oggi divenuta realtà, come la MLS.

Tornato poi a Roma, Chinaglia riuscì a riunirsi al popolo biancoceleste e vivere da tifoso il fantastico scudetto del 2000, per poi spegnersi appena 12 anni dopo a causa di un male incurabile. La sua memoria però resterà sempre impressa negli occhi di chi lo ha conosciuto e visto giocare. Per chi non ha avuto l’opportunità restano le immagini. Quel dito sotto la sud dopo una rete nel Derby di Roma, e le parole, lasciate in eredità e solcate nei cuori di tutti i tifosi biancocelesti: “Di Lazio ci si ammala inguaribilmente

 

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