Flaminio: il presidente Lotito parla dopo l’illustrazione del progetto in Campidoglio
Flaminio – il presidente della Lazio Claudio Lotito, ha rilasciato alcune dichiarazioni all’uscita dal Campidoglio dopo l’illustrazione del progetto di ristrutturazione dello storico stadio al centro di Roma.
Com’è andata la presentazione del progetto
“Penso abbastanza bene, abbiamo dato una scadenza per selezionare meglio gli aspetti tecnici: fino a ottobre. L’amministrazione comunale penso abbia capito la serietà e la meticolosità con cui abbiamo affrontato il problema, cercando di salvaguardare gli aspetti normativi e tutto l’aspetto architettonico dello stadio Flaminio. È stato piacevolmente impressionato il sindaco da questo punto di vista, ha detto che ha apprezzato il lavoro che abbiamo portato avanti che è a tutela sia della salvaguardia dello spirito architettonico sia della prospettiva futura. Dobbiamo coniugare la salvaguardia dell’aspetto architettonico con la fruibilità.”
La questione capienza della struttura
“Viene fatta una struttura accanto. Per farvi capire con quanta serietà abbiamo affrontato il problema: siamo andati a prendere il responsabile dell’Università La Sapienza, abbiamo un componente della famiglia Nervi nello staff che ha espresso suo gradimento. Abbiamo trovato un’amministrazione attenta, che ha capito che non è un lavoro fine a sé stesso ma che porterà risultati e che affronta in modo serio tutte le problematiche per rendere il Flaminio fruibile, con una capienza da cinquantamila spettatori e che sia salvaguardato l’aspetto architettonico”.
Il parere dell’amministrazione
“Il sindaco ha visto che il lavoro che abbiamo svolto tiene conto dell’aspetto architettonico. C’è fiducia, assolutamente, anche da parte dell’amministrazione per presentare un progetto di pre-fattibilità che rappresenti gli interessi della collettività, del rispetto delle norme, dell’amministrazione e della Lazio per poter svolgere la propria attività. Deve essere un punto di richiamo e di riferimento per tutto il quartiere. Deve avere una logica di tutela sotto vari punti di vista.”
La sostanza del progetto
“Non siamo a una corsa. Io ho presentato un progetto che penso abbia lo spirito giusto per poter essere apprezzato. Il Flaminio era la casa della Lazio, quindi stiamo ridando la casa ai laziali, anche se vorrei che la struttura fosse al servizio dell’intera collettività. Per questo potrà essere utilizzata anche per altre attività, e non per forza di carattere sportivo, ma come punto di aggregazione.”
“Quello del museo è un dettaglio. Noi stiamo facendo un progetto che salvaguardi quattro principi: il primo, proteggere l’architettura dei Nervi; il secondo, la fruibilità per una capienza che sia compatibile con le norme sportive; il terzo, che sia un centro di aggregazione per l’intera città come punto di riferimento; il quarto, che tenga conto di quello che è l’ambiente. È come se Nervi oggi facesse l’implemento del suo stadio. Il costo? Da 250 milioni in su. Non ci saranno altri finanziatori. Noi le cose le facciamo, non vendiamo sogni ma solide realtà. Noi oggi qui non siamo venuti all’improvviso. Abbiamo già fatto un giro di ricognizione spiegando quali sono i nostri intendimenti. Adesso dobbiamo tradurre in forma concreta e definitiva il tutto. Poi scenderemo nei dettagli. Rallentamenti? Non conosco l’iter dello stadio della Roma, conosco il mio.”
“Per evitare incidenti di percorso, dettati anche da comportamenti di altre persone che fanno fughe in avanti, io ho evitato di fare qualsiasi considerazione e di fare qualsiasi cosa che venga considerata definitiva. Nel momento in cui presenterò il progetto di pre-fattibilità, significa che sarà già stato recepito a grandi linee dagli organi proposti. Non può essere bocciato”.
“Abbiamo presentato la nostra ipotesi di lavoro, anche se ce ne sono altre. Riteniamo che la nostra sia la più calzante per continuità, per l’interesse della città e dello sport. Non ci siamo messi in competizione: abbiamo fatto questo progetto per dare una risposta concreta alla soluzione del problema. Lì ce ne sono tanti, come la tenuta del cemento armato. Noi per fortuna abbiamo l’università che sta facendo uno studio approfondito proprio su questo. Se il cemento non tiene, lo stadio fra vent’anni cade. Noi lo facciamo prima: meglio prevenire che curare. Vogliamo fare una cosa a lunga gittata, non solo per dieci anni”.