Prendere o lasciare, difficile dire di no davanti a una cifra con sei zeri (o più). Questa estate ha scaldato gli animi nel segno dell’esotismo turistico ma anche calcistico, tanto che siamo tutti qui a leggere continuamente di campioni noti abbandonare le proprie squadre. Personalmente non direi di no di fronte a 300 milioni di euro in due anni (e a una serie infinita di benefit), pertanto mi esprimerò in prima persona per non intaccare la buona reputazione di questa fantastica redazione.
Sulle scelte di vita di un essere umano nessuno di noi può aver di che dire: scagli la prima pietra chi è senza peccato. Quel che mi risulta difficile digerire è l’ipocrisia che regna sovrana in un calcio che oramai di sport ha ben poco, se non quello di fare a gara per diritti Tv o maggiordomi personali. Non è un crimine arrivare a guadagnare 200.000 euro al giorno, ci mancherebbe, tuttavia le decapitazioni e le pene senza giusto processo inflitte da Paesi come l’Arabia Saudita, sì, sono crimini nella maggior parte degli Stati civilizzati.
Una ragazza non possiede altro che il suo velo e la sua tomba – recita un proverbio arabo, come a legittimare quello che di naturale e dignitoso ha ben poco. I dati afferenti alle violazioni dei diritti umani in Arabia Saudita fanno accapponare la pelle e chi indossa una maglia da calcio saudita deve essere consapevole di avallare le 120 esecuzioni in sei mesi attuate per reati gravi, ma anche per stregoneria, apostasia e omosessualità.
Il 12 marzo del 2022 in Arabia Saudita sono stati ghigliottinati 80 uomini contemporaneamente e in sede pubblica: ad essi è stata negata la dignità persino dopo la morte, tanto che i genitori non sanno ancora che fine abbiano fatto i loro corpi.
Inoltre, cosa non da meno, sono vietate tutte le religioni a esclusione dell’Islam e le autorità hanno facoltà di perquisire case in cerca di Bibbie o altri testi sacri non islamici. A far male ulteriormente però, è la scelta di trasferirsi in Arabia da parte di molti calciatori provenienti (od originari) da Paesi dove i diritti umani sono calpestati da secoli. Kante, Dembélé (Mali), Younes ( Libano), Koulibaly, Mane (Senegal) sono solo alcuni dei nomi più conosciuti. E se Neymar potrà godere di 500.000 euro per ogni post a favore della Lega Saudita, di un aereo privato e di 3 chef, come si può rimanere inermi di fronte a tutto questo. Un giorno ci diranno che sono andati lì per cambiare le cose, o che hanno rinunciato alla loro religione per migliorare il mondo.
In questa estate particolare il pudore ha ceduto il passo all’opulenza e alle dune dorate solcate dalle dita dei cammelli, esseri ben più coerenti e che hanno la decenza di morire senza disturbare. A passo di cammello, infatti, i magnati dell’est hanno prima acquisito i mercati delle maggiori big europee, poi perché no, hanno ben pensato di spostare l’attenzione in patria.
Ora però entriamo in gioco noi, attratti dagli stessi denari dei calciatori e forsennatamente avidi di acquisire i diritti Tv della Roshn Saudi League.
Come potrà mai sopravvivere la gente se non potrà godere delle gesta di Ronaldo e Neymar? L’ipocrisia è in grado di arrecare più danno di un fendente ai reni, soprattutto quando a 5 ore di volo da Roma c’è gente che viene lapidata per aver rubato un pezzo di pane, o una donna martoriata per aver espresso un pensiero. Fino a pochi mesi fa certi giocatori indossavano una patch con su scritto “no racism” e le nostre Tv si riempivano di “peace” e fiocchi contro la violenza sulle donne. Le guerre non sono fatte solo di proiettili e mortai, ma anche e sopratutto di messaggi e prese di posizione.
Quando il prossimo bolide di Milinkovic Savic (purtroppo sì, c’è anche lui) si insaccherà sotto al sette ricordiamoci tutti che una sassaiola avrà colpito qualcun altro. Niente retorica, solo fatti, numeri, prove.
Abbiamo tutti accettato in sordina di disputare i mondiali in Qatar, o di vedere le nostre squadre contendersi supercoppe del nostro Paese a Riyadh. Se poi durante le prossime Champions League assisteremo a Manchester City–Al Nasrr, dovremo accorgerci che sarà troppo tardi per astenerci da tutto questo.
Fonti: Amnesty International, Nazioni Unite, BBC