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Lazio, Liverani: “Ci vorrà del tempo per poter dare un giudizio su Tudor”

by Mauro Maniccia
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Lazio, Liverani ha parlato del suo passato in biancoceleste e non solo

In esclusiva sulle colonne di Lazio Live Tv l’ex centrocampista della Lazio, ora affermato allenatore, Fabio Liverani, si è raccontato parlando del suo periodo in biancoceleste e non solo.

Fabio Liverani / foto profilo X Cagliari calcio

Mister Liverani per cominciare una sua opinione su quello che è successo quest’anno alla Lazio, con l’avvicendamento tra Sarri e Tudor.

Sicuramente è difficile dare un giudizio da fuori, credo che per arrivare a dare le dimissioni mister Sarri avrà avuto i suoi motivi, che solo lui potrà dire. Sulla scelta di Tudor credo sia una scelta forte, di cambiamento, dalla gestione precedente. Ci vorrà del tempo per poter dare un giudizio su quello che sarà il lavoro del nuovo allenatore.

Lei è uno dei calciatori della Lazio che verranno ricordati, e ringraziati, per aver sottoscritto il famoso piano Baraldi, un ricordo di quel periodo?

Il piano Baraldi rimarrà sempre nei cuori dei tifosi, e secondo me aiutò tantissimo un gruppo fantastico ad essere ancora più unito, perché avevamo a cuore il futuro della Lazio, e ne volevamo far parte tutti. Credo che in quell’anno ci fu il record di abbonati legati anche all’iniziativa della maglia unica con le firme di noi calciatori. Un pezzo di storia indelebile.

Secondo lei il ruolo di regista nel tempo è un po’ cambiato?  Ora c’è più fisicità?

Il ruolo di regista è sempre uguale, poi c’è chi lo usa con caratteristiche differenti, ad esempio la Fiorentina, la Roma o la Juventus hanno più qualità che fisicità, mentre altre squadre il contrario. Ma ci vuole sempre qualità per vincere le partite.

Ci racconta la vigilia del derby del 6 gennaio 2005, il famoso gol di Di Canio su assist di Liverani? Che aria si respirava nello spogliatoio?

È un ricordo incredibile, eravamo in difficoltà soprattutto dal lato mentale, ma anche tecnico in confronto alla Roma, eppure Di Canio, Peruzzi, Cesar, Giannichedda, Dabo, Rocchi ed Io capimmo che si poteva vincere con il cuore e la fame, e noi solo così potevamo competere in quel momento. È stato un derby indelebile, ancora oggi si ricordano tutti quel derby.

Com’era la Lazio di Mancini?

La Lazio di Mancini era fatta da grandissimi campioni, ma soprattutto da uomini, che in campo con tante difficoltà vivevano per gli altri, per il compagno, si era creata una vera e propria magia.

Lazio, Liverani su Sinisa: “Rapporto con lui bellissimo, era una persona vera”

Foto / Sinisa Mihajlovic: profilo X @sslazio

Il suo arrivo alla Lazio fu pieno di polemiche in quanto tifoso giallorosso, lei è stato bravo a tramutare i fischi in applausi, è stato un duro periodo?

È stato un periodo difficilissimo, non ho mai nascosto la mia fede da ragazzo, è normale che se nasci a Roma: o sei della Roma o della Lazio. Ma dal primo giorno alla Lazio, come nelle altre squadre in cui ho giocato, ho dato tutto me stesso. Credo di aver superato il periodo più difficile della mia vita calcistica. Dalla mia parte ho sempre avuto la famiglia, i miei compagni e la mia società, che mi hanno supportato, potevo mollare e andare a giocare da un’altra parte, ma credo che la cosa più bella fu aver trasformato sul campo, e fuori dal campo, i fischi in applausi. Ho fatto molta fatica a distaccarmi dalla Lazio perché ne ero diventato il capitano, ed ero legatissimo a tutto l’ambiente.

Quali novità tattiche vede nel calcio di oggi?

Forse le novità sono nel saper conoscere i giocatori avversari e preparare la partita in tanti modi. Durante i 90 minuti anche le regole sono cambiate e quindi è giusto dover cambiare in base a questo. Tatticamente c’è più voglia di comandare le partite nella metà campo avversaria, anche se poi, purtroppo, si commenta solo dipendendo dal risultato. Su questo non è cambiato nulla, palo fuori sei scarso, palo dentro sei un campione.

Infine un suo ricordo di Sinisa Mihajlovic con cui ha giocato nella Lazio

Sinisa era un uomo vero, un uomo spogliatoio di grandissima personalità, ma anche di umanità. Io avevo un bellissimo rapporto, diretto, schietto. Era una persona vera, oltre ad essere un grandissimo campione.

 

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