L’importanza dell’umiltà nella conquista di un primato sportivo.
L’umiltà é una dote di capitale importanza nello Sport come in tante altre attività della Vita. Nella conquista dello Scudetto di cinquanta anni orsono, da parte della banda Maestrelli, c’è sicuramente la presenza di un uomo e calciatore come Fausto Inselvini.
Nato a Travagliato, il 15 dicembre del 1951, Fausto é nato calcisticamente nelle giovanili del Brescia. Centrocampista di quantità più portato all’interdizione che all’impostazione, ha percorso quasi tutta la sua carriera nelle serie minori del campionato di calcio italiano. Nell’anno dello scudetto del ‘74, il calciatore ha indossato la maglia della Lazio dando un apporto decisivo, con 11 presenze in campo, nella conquista del primato tricolore.
In quel campionato, unico disputato in Biancoceleste, al centrocampista toccava sostituire il meraviglioso Luciano Re Cecconi, a causa di alcuni infortuni che lasciavano in infermeria il buon Cecco-Netzer. Mai un fiato, mai un mugugno, solo una gran disponibilità e tanta voglia di dare il massimo con tanta abnegazione ed umiltà. Proprio come 50 anni fa, nella stessa giornata odierna, all’Olimpico, contro il Bologna in una gara che chiudeva il girone di andata. Giornata importante perché quella gara (vinta per 4 a 0 dai biancocelesti), segnò il primo goal in Serie A di Vincenzo D’Amico.
Inselvini, in quell’unica stagione da Laziale, disputò 8 gare di Coppa Italia e 2 di Coppa UEFA. Lasciata la Lazio, nel 1976, un grave infortunio lo costrinse ad un anno di inattività. Dopo un breve periodo al Taranto in serie B, passò in serie C per giocare a Barletta e ad Alessandria. In carriera ha calcato i campi della Serie A per sole 13 partite.
Appesi gli scarpini al chiodo, Inselvini ha intrapreso la carriera da Allenatore guidando diverse formazioni. Inoltre, ha svolto il ruolo di osservatore per Milan, Brescia e Chievo Verona.
Ha danzato un solo anno, ma che bello …