Lazio, dal tripudio al tracollo: fuori dall’Europa a testa bassa. Una vergogna annunciata
La Lazio è fuori dall’Europa nel modo peggiore: senza orgoglio, senza idee, senza dignità. Una prestazione ritenuta indegna per una squadra che, almeno sulla carta, ambiva a un posto tra le grandi del continente. E invece, oggi si consuma l’ennesimo fallimento all’Olimpico, toccando il punto più basso di una stagione che da tempo ha preso la piega sbagliata.
Le colpe? Tante. E di tutti.
Probabilmente troppi giocatori hanno staccato la spina da mesi, smarriti in campo e fuori. Alcuni sembrano aver già detto addio al progetto Lazio, altri non hanno mai davvero creduto in esso o comunque non abbastanza. L’impressione è che molti di loro indossino la maglia biancoceleste senza più sentirne il peso, senza più onorarla.
A inizio stagione si era parlato di un mercato d’avanguardia, fatto di intuizioni e strategie raffinate. Nella realtà dei fatti, i nuovi innesti hanno consegnato al tecnico una squadra sbilanciata, piena di scommesse, di cui molte perse, e con pochissima profondità. Un mercato che al netto di tutto, per molti è da colazione continentale, non certo da grande squadra italiana.
Inizio promettente anche per Baroni, sì, ma gestione disastrosa nel girone di ritorno. Il tecnico toscano è stato incapace, volente o nolente, di dare continuità, di tenere alta la tensione, di motivare un gruppo che si è sciolto come neve al sole. Il crollo è stato verticale, in certi momenti persino da zona retrocessione.
Foto Profilo Ufficiale X S.S. Lazio
Nel calcio moderno purtroppo c’è stata l’ennesima dimostrazione che non si vince con le scommesse o con il minimo indispensabile. Per competere ad alti livelli e raggiungere posizioni importanti, c’è bisogno di un incontro e di investire in maniera adeguata. Solo i grandi giocatori possono davvero fare la differenza, e per portarli a Roma servono visione, coraggio e…purtroppo il portafoglio. Questa Lazio è il simbolo di una programmazione inceppata, di un’illusione che si è spenta tra le urla del pubblico deluso e il silenzio assordante di chi forse ha sbagliato mira su più di una cosa.