generazione leggendo

Calcio d’altri tempi, l’inizio del Mito: aveva iniziato a giocare

by Valentino Valentino
0 comments Gigi Riva / foto: profilo X Cagliari

Calcio d’altri tempi: aveva incominciato a giocare nel campo della parrocchia

Aveva iniziato a giocare a calcio nel campo della parrocchia di San Primo, a cinquanta metri da casa. Attraversava la strada e giocava : se c’erano gli altri bene, sennò faceva da solo.

Era l’epoca dei tornei estivi, in notturna, e coi ragazzi dell’oratorio sotto la supervisione di don Piero mettevano insieme una squadretta che si chiamava Piccolo Brasile. Lui era il più giovane e con Alberto, Giuseppe, Pin Pin vincevano un po’ da ogni parte e arrivavano tifosi da tutta Leggiuno a sostenerli.

A un certo punto arrivò a giocar tre partite per sera, magari entrando nel secondo tempo perché non si arrivava in orario per l’inizio . Gol tanti, soldi pochini. Premi in natura più che altro.

Tornava a casa a notte alta e riempiva la dispensa : uova, galline, formaggi, salumi. La prima volta la madre si svegliò all’alba e disse: “Ma che cos’è tutta questa roba, l’avrai mica rubata?”.

Povera mamma. La sua prima preoccupazione era nascondere alle sue sorelle e a Lui che si era davvero in difficoltà a tirare avanti, anche se non ci voleva molto a capirlo.

Tre anni prima di lasciarùlo orfano del tutto, la madre si era rassegnata. Sia al fatto che con la licenza media la sua carriera scolastica si era conclusa, sia alla constatazione che la passione per il pallone era davvero troppo forte.

Addio collegi, addio preti, addio fughe: il ragazzo trovò un posto da apprendista. Aveva quattordici anni, e stava a lui solo conciliare il calcio col lavoro e gli orari che non erano flessibili come quelli di adesso.

Calcio d’altri tempi: aveva iniziato al Laveno Mombello

Continuando a vivere a Leggiuno, il ragazzo andò a giocare a tre chilometri da lì, nel Laveno Mombello, dove iniziò a far gol con una certa frequenza. Ne segnò 66 in due campionati, la categoria era modesta ma era davvero agli inizi.

Lo assunsero alla Slimpa, una fabbrica di ascensori, un’ottantina di operai, il cui proprietario, il cavalier Fasani, era dirigente del Legnano. Il suo posto era un tornio di meccanica, la specializzazione le bottoniere da ascensore. Quante ne fabbricò e quante ne montò!

Nei suoi sogni al primo posto c’era sempre l’Inter, la squadra del cuore. Andò invece al Legnano, dove gli trovarono un posto da meccanico automobilistico. Nacque lì l’amore per le macchine che sarebbe poi esploso a Cagliari. Ma intanto era salito di un bel gradino, diventando semiprofessionista.

Il primo stipendio vero fu di 37.000 lire al mese, più l’abbonamento al treno. Comprò alla mamma un televisore. La donna invitò l’intero paese a vedere che cosa le aveva regalato suo figlio, compresa quell’unica antenna che svettava sui tetti dei dintorni e a lei sembrava toccasse il cielo!

Fine prima Parte.

(Tratto da Gigi Riva: “Mi chiamavano Rombo di tuono“).

Potrebbe interessarti

Leave a Comment

Logo Laziolive.tv

©2023 Tutti i diritti riservati Lazio Live TV

Testata Giornalistica - Autorizzazione Tribunale di Roma n°85/2022 - Direttore Responsabile: Francesco Vergovich