Storie di una Lazio che aveva dignità
Storie di Lazio – Non riesco a vedere niente che assomigli alla Lazio che ho amato e per la quale ho combattuto all’Olimpico e in trasferta!
Vedo ectoplasmi, vedo e sento parlare chiunque pensi di rappresentare quegli stessi colori che sono nelle mie maglie storiche. Nei miei adesivi raccolti e custoditi nel tempo. In quei gagliardetti di una Lazio passata e di avversari sconfitti. Nei miei biglietti di storiche battaglie in stadi di diverse latitudini.
Li sento parlare, li vedo con quella maglia vagare in un campo senza alcun cuore, senza alcuna dignità, neanche per se stessi.
La mia Lazio è in esilio
Ma non riesco a essere connesso con questo mondo che ritiene di chiamarsi Lazio. Vedo bambini viziati e strafottenti che credono di poter guidare una “Ferrari” e invece non riescono a pedalare su un triciclo.
E’ un mondo a volte così lontano, il cui rumore, il cui raglio appare sempre di più allontanarsi. Chiunque si esprima, non mi convince. Sarà perchè è solo gente legata da un contratto o da un atto di un notaio, un pezzo di carta che potrebbe bruciare in due secondi sulle lingue di fuoco di un camino!
Un mondo finto, che si crede vero. E che veste quella indelebile maglia celeste, sotto la quale non hanno nemmeno la più pallida idea di che cosa possa esserci stato. Di quali battaglie, di quali sconfitte, di quali vittorie siano nascoste tra il petto del suo stemma e il suo numero scolorito. Scolorito dalla loro pochezza morale e etica.
E tutto questo scempio quest’anno, che è il cinquantenario. Proprio ora che si dovrebbe incarnare quei valori, quelle mitiche imprese. E quelle maglie, che avete preteso così come erano, studiate per ore, a ripercorrere quei brividi, quelle indelebili emozioni. E adesso così banalmente esposte ad un nulla di contenuti morali ed etico professionali.
Passerete come tanti altri e sinceramente, care sorelle e fratelli Laziali, vorrei proprio vedere ed esultare con voi nel momento del loro ultimo raglio, del loro ultimo spreco di fiato. E non sentire più quella grigia sensazione di frustrazione per quella Lazialità che vorrei urlare, ma che, ancora per poco spero, mi continua a rimanere in gola.
Vedo generazioni annebbiate, che non hanno potuto conoscere quella Lazio di un tempo, e vedo i loro occhi che non brillano come i miei di una volta. Mi fanno tenerezza, ma un giorno sapranno e capiranno.
Torna presto, mia Lazio di un tempo, mia Lazio dal futuro che ha i colori di un cielo limpido e terso! Mia Lazio guidata da Uomini e non da queste comparse, da questi ectoplasmi che fluttuano in un cielo ancora troppo grigio, senza di te!