Storie di Lazio e di laziali: c’è “vita” al di fuori della nostra regione
“La tenda rossa” è un film del 1969 con un importante cast di attori dell’epoca, come Claudia Cardinale, Sean Connery e Massimo Girotti.
La trama
E’ la storia del dirigibile “Italia”, partito nel 1928 per una missione a carattere scientifico al polo nord. L’impresa, condotta dal capitano Nobile, si interruppe drammaticamente durante il viaggio di ritorno a causa di una tempesta di neve che fece precipitare il dirigibile. I superstiti, per poter essere facilmente individuati da eventuali soccorsi aerei e navali tra i bianchi ghiacciai, dipinsero la loro tenda di rosso.
Da allora, dentro di me, quella tenda cromaticamente così diversa dal paesaggio circostante ha sempre rappresentato un segno di riconoscimento; un’appartenenza a un qualcosa di raro, se non unico; un segno di fede incrollabile e di distinzione da tutto ciò che “ordinariamente” e “cromaticamente” ti circonda.
Quel 2004, anno di svolta
In quell’ottobre, era appena terminato un triennio di angosce e travagli; tutti i giorni ad ascoltare le radio dietro a possibili fallimenti, aumenti di capitale, spalmatura di ingaggi e nuovi “patron” che potessero salvare la nostra Lazio dalla crisi. Tutto ciò terminò nel luglio di quell’anno, con l’avvento dell’era Lotito.
Proprio allora, lasciai Roma e la mia Lazio, trasferendomi in Toscana, a Montecatini Terme, provincia di Pistoia.
La mia “tenda rossa”
Decisi quindi di piazzare la mia “tenda rossa” (in quel caso biancoceleste) nella terra di Dante, convinto di rappresentare l’unico o rarissimo esemplare di Lazialità.
Con l’andar del tempo però, si verificarono degli avvenimenti che mi fecero lentamente cambiare idea.
C’è “vita” anche qui
Il parente dell’idraulico, toscano dalla nascita e tifoso biancoceleste; il gagliardetto della Lazio appeso sul muro della lavanderia vicino casa; diversi ultras della Lucchese e del Montecatini Terme, biancoceleste come noi, che vanno spesso in curva nord a tifare Lazio.
Il mister Agostinelli, residente in provincia, incontrato nel parco di Montecatini con piacevole chiacchierata annessa.
Come anche il difensore Ciccio Colonnese ex Lazio ed Inter, che vedo sovente allenarsi per le strade della mia città.
Il compagno di classe di mio figlio, famiglia toscana e tifosa della Lazio. Insieme, hanno convinto 2 dei loro compagni a tifare Lazio anche loro.
Quell’enorme scritta sul muro di una scuola media nei dintorni di casa mia: “Alè Lazio”; e quella allo stadio di Montecatini, “dedicata” all’attuale presidente biancoceleste.
La rivista “Lazialità”, che fino a qualche anno fa era in vendita dal giornalaio della stazione di Pistoia.
Quella volta che sull’eurostar di ritorno da una partita a Roma, incontrai una intera famiglia di pistoiesi che andavano sempre in treno a tifare Lazio.
Dulcis in fundo, il Lazio club Prato – alta Toscana, che si organizza sempre per tutte le partite, anche per quelle all’estero. Guidato dalla “instancabile” presidentessa Michela Giordano, ha tantissimi appassionati da tutta la Toscana del centro nord.
Non siamo soli…
Insomma, col tempo mi sono accorto che la mia “tenda rossa” non è affatto l’unica come credevo. Non solo in Toscana, ma in tutta Italia e anche all’estero, persino oltre il nostro continente. Basta sentire gli interventi nelle radio laziali e i post nei social. Basta vedere le partite giocate in Europa; o quelle di Supercoppa italiana in Cina o in Medio Oriente, per scoprire tantissimi fan sparsi in tutto il mondo.
Tutti portatori di quella “lazialità” che esce fuori dagli schemi, figlia di un amore così diverso, trasversale; figlia di tanta sofferenza e di sfide storiche che trascendono nel “mito”. Che si eleva, che supera i confini della nostra città e vola alta oltre confine, come la nostra aquila, così fiera, così solitaria.
E’ questo che ci lega e tiene legate come in una fitta ragnatela tutte quelle “tende rosse”. Tanti laziali oltre confine che vivono tra mille tempeste e il monocromatico gelo dei ghiacciai delle fredde terre del mondo.
Laziali, bella gente, sempre, ovunque.