Vita di curva negli anni ’70…
Era l’autunno del 1973 e un amico di famiglia mi portò in curva; a quei tempi, andavo spesso in altri settori dello stadio, ma evidentemente, le nostre strade erano destinate ad incontrarsi.
Quella giornata fu l’inizio di una nuova vita di stadio e di curva che è durata per decenni. Da tredicenne, fui folgorato da quell’ambiente ed iniziò una storia fantastica, parallela a quella squadra di allora, diventata meritatamente “mitologica”, e che ha coinvolto nel “mito” tutta la vita di quel ragazzino.
Ma quale curva?
Per molti oggi sembrerà strano ma quella curva era la curva Sud. Ebbene si, allora, anche il cuore del tifo Laziale era nella Sud, salvo poi, al derby, doversi spostare in Nord per ovvi motivi.
Come era quella curva
La curva di allora fu demolita nel 1989 e ricostruita per i mondiali del 1990. Quella di allora, più lontana dal campo e con un grande parterre che portava al “mitico” fossato, era un tutt’uno coi distinti, a quei tempi inesistenti. Infatti, a sinistra confinava con la vetrata che la divideva dalla Montemario (anch’essa poi demolita), mentre a destra confinava con la tribuna Tevere non numerata (l’attuale Tevere laterale, per capirci).
C’erano 3 grandi entrate, due lato Montemario e Tevere e una centrale sotto il tabellone. Più in alto, vi erano delle entrate più piccole, cui si accedeva facendo le scale. Nella penultima a sinistra lato Montemario, c’era il mitico muretto dei capi e noi “gregari” sulle file superiori ad intonare i cori che si irradiavano per tutto lo stadio.
Quel mitico muretto…
Per anni fu l’ombelico del mondo laziale di curva; su quel muretto c’erano i “capi” del tifo. Vado a memoria: Tassinaro, Lebbra, Orsacchiotto, Catena, Luciano, Troncarelli e mi scuso con altri che ho dimenticato col tempo.
Nell’attesa, i riti ricorrenti
Allora, le curve erano settori non numerati e lo stadio si riempiva fino all’inverosimile. Se volevi guadagnarti i posti migliori, dovevi arrivare prima possibile, meglio, all’apertura dei cancelli, 2, 3 o ai derby anche 4 ore prima. In quel lasso di tempo, spesso infinito, si verificavano degli “appuntamenti” ricorrenti, che col tempo divenivano quasi dei “riti”. Cito in ordine temporale:
Apertura dei cancelli di curva nord – venivano aperti successivamente a quelli della Sud. Era il momento dell’ingresso della tifoseria avversaria che prendeva posto sugli spalti, accolta da un “benvenuto” da fare invidia alle migliori catene di club turistici mondiali…
Entrata delle squadre 2 ore prima – allora, l’ingresso dei giocatori in campo avveniva da una entrata situata tra curva Sud e Montemario. Prima della partita, a turno, i calciatori delle squadre entravano sul terreno di gioco per saggiare il campo. Anche lì, le grida di incitamento per i propri beniamini lasciavano spazio, quando era il momento, a sonori “inviti” rivolti ai giocatori avversari a voler fare un certo percorso turistico il prima possibile…
Lazio club Tivoli – un altro momento ricorrente di grande Lazialità era l’immancabile ingresso nel parterre del Lazio club Tivoli, anticipato da un grande brusio di incitamento ancor prima che comparisse. A un certo punto, usciva l’immancabile ombrello azzurro con attaccati nelle stecche tutti gadget e pupazzetti biancocelesti. Nella sua semplicità, veniva accolto da una ovazione e partivano gli inni e i cori per la nostra Lazio.
Luciano – Ultimo in ordine di tempo, appariva, nei pressi di quel muretto Luciano. Era un attempato e storico capo tifoso che si esibiva nel silenzio generale, a pochi minuti dall’inizio della partita, nella performance canora della canzone “Marina”. Le malelingue dicevano che arrivava in curva piuttosto alticcio e che quindi era meglio non metterlo in equilibrio sul muretto… Noi gli volevamo bene, soprattutto quando poi intonava la formazione e tutti dovevamo rispondere “ora pro nobis” per ciascun giocatore nominato. Erano momenti di semplice goliardia che però porto dentro con affetto.
I gruppi di curva
Quel muretto comunque era di per sé abbastanza piccolo, credo non fosse più di 5 o 6 metri di lunghezza, se non ricordo male. Proprio lì sotto, sul muretto più grande, si stanziarono gli “ultras” e anche su altri muretti di curva, si sistemarono altri gruppi, come il Commandos Monteverde Lazio (CML). Questo espandersi di tifo organizzato portò poi a sfruttare il muretto più lungo della curva, tra le due entrate più grandi. E’ lì che si sistemarono gli Eagles Supporters con lo striscione più lungo d’Italia. Alla sua nascita, quel gruppo si stabilì sulla parte di curva lato Montemario, ma poi si spostò sul lato della Tevere. Fu proprio lì che furono immortalati nella ormai famosissima sigla di 90° minuto di fine anni ’70 che, a velocità accelerata, mostrava il settore sopra lo striscione riempirsi con l’avvicinarsi della partita. Su altri importanti gruppi di curva, vi rimando ad un articolo del sottoscritto uscito qualche mese fa, che potete richiamare qui.
Un periodo fantastico che ha segnato la mia giovinezza con trasferte, vittorie, sconfitte, Serie B, scommesse, Chinaglia presidente, punti di penalizzazione; un era vissuta appieno e di cui vado fortemente orgoglioso come i trofei che successivamente arrivarono, e che riempirono la nostra bacheca!