Il ricordo del Capitano del 1974
Ricordo del Capitano – Proprio nella notte tra il 5 e il 6 marzo del 2022 se ne andava quasi improvvisamente uno degli eroi del 1974, il capitano Pino Wilson.
Come tutte le squadre carismatiche che creano intorno a se un alone quasi mitologico come quella di allora, ognuno di quella squadra ha, a modo suo, segnato con i propri principi etici, oltre che sportivi, quel passato indelebile.
Me lo ricordo bene in campo il capitano. Tutto d’un pezzo, a portare palla al piede e a testa alta, fronte alta e grande qualità tecnica, oltre che fisica. Non era un cristone, ma il colpo di testa misto al suo proverbiale takle in scivolata e alla sua velocità lo rendeva praticamente insuperabile.
In fase propositiva, era quasi sempre assente, perchè era il “libero” di quella squadra. Per capirci, era l’ultimo uomo dietro la linea difensiva; praticamente un difensore centrale arretrato. L’altro era Oddi, lo stopper che marcava il centravanti avversario.
Quella squadra spingeva tantissimo e giocava costantemente nella metà campo avversaria. Ricordo dalla curva Felice Pulici, il portierone, sulla lunetta dell’area; di fronte a sè Pino Wilson, il libero nel cerchio di centrocampo e Oddi un po’ più avanti. Il resto della squadra era occupato nella fase offensiva.
Ricordo quella fascia rossa su quel braccio con le maniche tirate su e i suoi conciliaboli con l’arbitro a chiarire le motivazioni biancocelesti in ogni occasione. La sua cultura personale, mista a una sapiente capacità esplicativa lo faceva essere il primo a discutere con l’arbitro, con capacità e saggezza.
Ognuno in quella squadra è ricordato per le sue virtù, follie, ma soprattutto capacità tecnico fisiche temperamentali. Il regista, il faro, il metronomo di quella squadra, Frustalupi; il carattere, la grinta, la voglia di gonfiare la rete, la forza, Giorgio Chinaglia. L’estro, la freschezza, il dribbling, la gioventù sbarazzina, Vincenzo D’amico. I polmoni, la forza, la corsa la fatica, la qualità, i suoi capelli biondi Luciano Re Cecconi. L’estro, il dribbling, il fiuto del gol, il funambolismo, Renzo Garlaschelli. La forza, la determinazione, il colpo di testa, la fase difensiva, il saper marcare il centravanti senza lasciargli spazio, Oddi. I chilometri , la corsa, la potenza, il tiro, il sacrificio, Nanni. Capacità difensive ma soprattutto offensive di uomini di fascia che saltavano l’uomo e erano ali aggiunte, i terzini Martini e Petrelli. Il gatto, la bravura tra i pali, il colpo di reni, l’imprevedibilità, Felice Pulici.
Ognuno aveva un suo spazio, in quel magico incastro che creò quel mito della Lazio degli anni ’70, l’Olanda prima dell’Olanda. Il dinamismo, il creare la superiorità, la forza, la determinazione, la tecnica e quel pizzico sano di follia che doveva avere una squadra che emerse quasi dal nulla, e che toccò la vetta d’Italia, guidata da quel fenomeno tecnico, oltre che psicologo, di Maestrelli.
Un minuto di silenzio, per cortesia. Oggi ricordiamo il capitano! Onore a lui, a due anni dalla sua scomparsa. Mentre noi siamo ancora testimoni delle tue gesta, continua a riposare in pace accanto al Maestro e a Giorgio, indimenticabili condottieri di quel sogno diventato magicamente realtà!