Una storia della cara vecchia Bologna e del “turtelein”
La vecchia Bologna e il “turtelein” – Arrivai a Bologna con la mia famiglia nel 1965, proprio quando si respirava ancora aria di scudetto.
Infatti, proprio l’anno prima (1963-64), la vittoria da campioni d’Italia se l’era agguantata proprio la squadra felsinea in uno spareggio a Roma, vinto 2 a 0 contro l‘Inter. Quel Bologna, allenato da Fulvio Bernardini, aveva giocatori del calibro di Bulgarelli, Haller, Fogli, Perani, il “pelato” Pascutti. Per noi laziali in quegli anni al Comunale (ora Dall’Ara) c’erano poche speranze di strappare il punticino.
LA BOLOGNA DI ALLORA
Arrivammo a Bologna trasferiti dal sud ed allora, il “passaggio” si notava molto di più rispetto a adesso. Ma Bologna la considero forse la città più “terrona” del nord. Gli fa concorrenza forse solo Torino, anche lei oggetto in quegli anni della grande immigrazione per occupare gli stabilimenti della Fiat.
Erano anni sereni, di grande espansione per l’Italia. C’erano grandi speranze di tangibile crescita dopo le ristrettezze della guerra.
Bologna si proponeva per la sua tolleranza, ilarità, accoglienza e abbondanza di cibo straordinario. Ma anche bellezza e tranquillità, appoggiata sul finire degli appennini, sui clivi delle colline bolognesi, per poi digradare fino alla pianura.
Foto: profilo X Lazio
QUELLA CONCOMITANZA CON LA LAZIO DI MAESTRELLI
E proprio quei 51 anni di distanza dall’ultima coppa Italia vinta dal Bologna mi ha fatto rammentare, conti alla mano, che il Bologna, oltre alla Lazio, è stata l’unica squadra che può vantare un trofeo nel 1974. Proprio quel 1974 che vide trionfare la banda Maestrelli con quello straordinario scudetto di Chinaglia and Company.
Quell’anno il Bologna, a spese del Palermo, vinse ai rigori l’ultima, ora penultima, coppa Italia della sua storia.
MA LA STORIA DI BOLOGNA E DEL TURTELEIN?
Dal titolo, poteva sembrare un articolo di genere storico – culinario, ma niente di tutto questo.
E’ semplicemente che, con tutta la sua opulenza, generosità e ridanciana accoglienza che coinvolge anche le porzioni dei suoi piatti, non è che questa volta a Bologna si accontentano di porzioni del tipo “nouvelle cuisine”? Infatti, è bastato un solo “turtelein” rifilato peraltro meritatamente al Milan, per far piangere di felicità il popolo bolognese… Solo chi ama il calcio può capire il valore di quelle lacrime.
D’altronde, questa è evidentemente la magia della grande qualità culinaria italiana, la migliore in tutto il mondo…