Un altro calcio è possibile, sognando nuovi giovani campioni
Cari amici di Piazza della Libertà, un altro calcio é possibile. E’ attuabile, vero, sognando una nuova generazione di giovani campioni, con radici profonde, ancorate all’esperienza del passato.
Esempio. Oggi si vedono tanti ragazzini che arrivano al campo per allenarsi su campi, campi in erba perfettamente tagliata, che quando ero giovane neanche si sognavano. Scendono da macchinette che si possono guidare senza patente, con i loro tagli di capelli all’ultima moda, i pantaloni calati sotto le natiche. Li vedi con le cuffie alle orecchie per scimmiottare i calciatori veri e qualche tatuaggio, che li fa sentire grandi. Sono solo degli insicuri.
Camminano a testa bassa guardando il cellulare, facendosi selfie o parlando in qualche diretta Instagram. Che pena.
Tanta forma e poca sostanza, prototipi della società dell’immagine di oggi, che presenta come esempi gente di poco spessore il cui unico scopo è finire protagonista in qualche trasmissione trash della tv ed essere riconosciuta per strada.
Più che calciatori, il sottoscritto li definisce «calciattori».
Non hanno ancora fatto mezza partita vera e hanno già lo sponsor, il procuratore e si sentono arrivati. Ma soprattutto io mi domando se si divertono. Perché io, alla loro età, posso dire di aver vissuto lo Sport ed il calcio a bocca aperta, come se fossi in un fantastico luna park.
E anche oggi , quando penso al calcio la prima cosa che mi viene in mente è: quanto mi sono divertito e quanto si sono divertiti i campioni del mio passato.
Penso a Vincenzo D’Amico, a Sinisa Mihajlovic e credo che fino ai diciassette anni loro non abbiano mai fatto allenamenti tattici, ma solo esercizi con la palla.
Un altro calcio é possibile sognando Vincenzo e Sinisa
Una delle rovine del calcio moderno è che ai ragazzini insegnano il pressing, la linea a quattro, i tagli, il fuorigioco, tralasciando le cose fondamentali di quell’età. Calciare con entrambi i piedi, posizionare bene il corpo, correre con e senza pallone in fase offensiva e difensiva, dribblare, stoppare, fare passaggi corti e lunghi, tirare al volo, saltare di testa.
Sono le basi, quelle che restano e a cui, solo dopo, aggiungere la tattica e la preparazione atletica.
Così finiscono in Serie A difensori che non sanno affrontare e marcare l’avversario, perché nessuno gli ha mai insegnato a posizionare il corpo. O attaccanti che hanno una giocata sola per superare i difensori, perché non si sono mai esercitati nel dribbling.
Ritornare al passato, rispettando la libertà del gioco, l’estro e la fantasia del giovane atleta. Le gabbie sono fatte per rinchiudere dei criminali e non per gli sportivi.
Io rimpiango il mio passato ed i campioni della mia epoca. Che nostalgia quando penso a Vincenzo e Sinisa ….
(Fonte: Don Backy / Sognando)