Lazio | Il biancoceleste come scelta di vita: buon compleanno Sinisa

by Giammarco Moriconi
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Lazio: Mihajlovic avrebbe compiuto oggi 55 anni

Lazio – L’odierno mondo del pallone avanza verso un ideale fatto di contratti milionari, super leghe come mezzo per arricchire i potenti e sempre meno bandiere all’interno dei club. Eppure un tempo (circa 20 anni fa’) il calcio era vissuto in maniera totalmente diversa, con più qualità e meno pretese, e a quel calcio apparteneva anche un certo Sinisa Mihajlovic.

Sinisa, serbo di nascita ma italiano di adozione, ha vissuto anni terribili in quella che era l’ex Jugoslavia, scappando da una guerra di conflitto interna che ha lasciato nel giovane Mihajlovic ricordi difficili da cancellare: “Prima della guerra per andare dai miei genitori dovevo fare 1,4 km, ma senza ponti eravamo costretti a un giro di 80 km. Per mesi la gente ha sofferto ingiustamente. Bombe su ospedali, scuole, civili: tutto spazzato via, tanto non faceva differenza per gli americani. Sul Danubio giravano solo delle zattere vecchie. Come la giudico? Ho ricordi terribili, incancellabili, inaccettabili“.

Lazio: la rinascita in Italia e la malattia come beffa

La rinascita di Sinisa Mihajlovic avviene in Italia, dopo aver vinto una Champions League da protagonista con la Stella Rossa di Belgrado.

Lazio

Foto: Sinisa Mihajlovic / Profilo X S.S. Lazio

Nella prima esperienza alla Roma il serbo non è mai riuscito ad incidere, per questo il destino gli ha riservato una nuova opportunità, questa volta alla Sampdoria, club dove ha avuto modo di conoscere personalità che lo hanno accompagnato nel corso della sua splendida carriera calcistica.

L’apice lo raggiunge alla Lazio, una squadra fantastica, protagonista in Italia e in Europa, club con cui Sinisa espone al mondo “Il sinistro di Dio“. Il suo calcio, un concentrato di potenza e precisione, ha fatto di lui uno dei migliori tiratori da fermo dell’intera storia del campionato italiano.

La Lazio però, si sa, ti resta dentro, e Mihajlovic non ha mai evitato di ribadirlo, nemmeno durante l’ultima esperienza da allenatore, al Bologna. Per lui, l’aquila sul petto, è diventata uno stile di vita: “Io sono biancoceleste. Per quello che ho vinto e per quello che mi hanno dato i tifosi della Lazio. Rispetto la Roma e i suoi sostenitori, ma io sono laziale“.

Dopo aver superato la guerra, una malattia beffarda lo ha portato via a soli 53 anni, lasciando di lui l’essenza di chi, nella vita, ha sempre combattuto, con il sorriso stampato in viso e una lacrima per averlo perso troppo presto.

Buon compleanno Sinisa e un bacio al cielo, ovunque tu sia.

 

 

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