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S.S. Lazio, Piazza della Libertà: la Storia ci racconta di grandi Uomini Veri

Un esempio di Lazialità

by Valentino Valentino
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La Storia della Lazio ci racconta di grandi Eroi e di Uomini Veri

La ultra centenaria Storia della S.S. Lazio, ci racconta di grandi Eroi e di Uomini Veri. Oggi andiamo a parlare di uno di questi pionieri del calcio romano: Fernando Saraceni. Al nostro biancoceleste venne negata dalla guerra e da una Federcalcio “distratta” la possibilità di giocarsi uno storico scudetto.

Andiamo con ordine. Fernando é nato a Roma il 18 gennaio 1891 e fu un grande attaccante della Lazio dal 1907 al 1923. Appena sedicenne, fu compagno di squadra di Sante Ancherani e poi, quando Santino lasciò il calcio, Cecè (così era soprannominato) ne raccolse il testimone. Guidò la Lazio, prima da giocatore imprescindibile, poi da dirigente di lungo corso.

Il pioniere risultò presente in tutti gli episodi-chiave della storia biancoceleste. Dalla memorabile impresa di Pisa del 1908 (tre trionfi messi assieme in poche ore), alle finali per lo scudetto del 1913 e 1914.

La sua delusione più grande fu la mancata disputa della finale nazionale del 1915 e il titolo assegnato a tavolino al Genoa. Come gli altri eroi dell’epoca, Saraceni partì per il fronte come artigliere d’assalto. Riuscì a tornare a Roma e a riabbracciare la sua Lazio, retrocedendo nel ruolo di terzino. Portò in biancoceleste il fratello minore Luigi e fece in tempo a segnalare un portiere che reputava dal grande futuro: Ezio Sclavi. Il portiere artista fu destinato anche lui ad entrare nella leggenda.

La storia della Lazio é fatta di Uomini Veri

uomini veriCecè era dotato di un tiro di una potenza incredibile. Nel 1913, durante una partita a Villa Borghese, colpì al viso con una pallonata la moglie del Prefetto di Roma dell’epoca, Angelo Annaratone, che transitava a bordo della sua carrozza. Il giorno successivo venne revocata alla Lazio la concessione del campo del Prato dei Daini. Ma il presidente Ballerini non si perse d’animo e, dopo un breve trasferimento alla Farnesina, riuscì ad ottenere l’assegnazione del campo della Rondinella. Qui la Lazio realizzò lo stadio di sua proprietà.

Nel 1956 Saraceni fu purtroppo colpito da una grave malattia che gli provocava dolori insopportabili. Il 23 agosto, si tolse la vita gettandosi dalla finestra. Se ne andava, in quel giorno caldo e assolato, un grande atleta ed una stupenda persona.

(Fonte: Il Tempo)

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