Stadio Flaminio: un impianto storico in stato di abbandono su cui bisogna agire in fretta
In una delle zone più belle della capitale sorge lo stadio Flaminio, un capolavoro di architettura progettato da Antonio e Pier Luigi Nervi alla fine degli anni 50 per ospitare il giochi olimpici del 1960 e che ha visto la nostra Lazio, oltre all’Italia del rugby, calcare quel terreno di gioco compiendo imprese memorabili.
Responsabilità
Uno stadio in completo abbandono da pressappoco dieci lunghi anni che hanno trasformato un gioiello prezioso in un decadente impianto che non fa certo onore alla città di Roma.
Il continuo rimandare una sua riqualificazione tra le varie amministrazioni durante questo periodo non hanno fatto che aggravare le condizioni della struttura sulla quale pesano responsabilità ad ogni livello e che ha visto lievitare i costi di manutenzione fino al punto da non poter essere sostenibili dalla sola giunta romana.
L’assessore ai Grandi Eventi, Sport, Turismo e Moda di Roma Capitale, dottor Alessandro Onorato, sembra l’unico che abbia a cuore la soluzione al problema. Da quando ricopre la carica sta cercando di trovare il modo di risolvere la questione coinvolgendo altri soggetti in grado di poter contribuire tutti insieme al risultato finale, riconsegnare a Roma uno stadio all’avanguardia coi tempi.
Soluzioni
Per far questo ci vogliono tanti soldi, circa un centinaio di milioni. Cifra impossibile da sostenere per l’amministrazione comunale romana che è costantemente alle prese con tante altre priorità. La strada più percorribile è quella di aggregare più realtà che abbiano davvero a cuore un bene comune di grande importanza come il Flaminio e che possano insieme unire le forze affinché si arrivi alla metà.
Come riportato in una intervista rilasciata a La Repubblica, l’assessore Onorato riaccende qualche speranza che sembrava sopita. Ecco il testo integrale;
“C’è un confronto avanzato con Cassa Depositi e Prestiti e il Credito Sportivo, che hanno avanzato una proposta di partenariato pubblico e privato. Non abbiamo però ancora visto il progetto. Qualora non dovesse concretizzarsi, apriremo un tavolo con il premier Giorgia Meloni e il ministro dello Sport Andrea Abodi. Perché solo i contribuenti romani devono farsi carico di un impianto di valenza nazionale e internazionale? E il Comune non può destinare soldi del proprio bilancio a questo stadio quando ci sono altri impianti sportivi periferici da riqualificare. Se avessimo 60 milioni di euro da investire per prima cosa dobbiamo rifare tutte le palestre delle scuole e accelerare sui progetti dei playground sportivi. Non aspetteremo la fine della consiliatura come hanno fatto in passato. Anche perché abbiamo inserito il Flaminio, inteso come opera conclusa, nel dossier per gli Europei 2032”