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Scudetto del 2000, Veron: “Scudetto incredibile, eravamo i più forti”

by Lazio Live TV
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Sebastian Verón a “La Gazzetta dello Sport” ricorda il fantastico scudetto della squadra di Eriksson

SCUDETTO – LAZIO – VERON. In una lunga intervista rilasciata alla “Gazzettea dell Sport” Juan Sebastián Verón, ripercorre la fantastica avventura dell’indimenticabile scudetto conquistato dalla Lazio nel 2000.  Questo il suo emozionante ricordo:

Le parole di Veron

“Non c’erano gli smartphone a quel tempo. Si poteva vedere la partita su qualche schermo nella pancia dell’Olimpico, ma non ce la facevo. Soffrivo troppo. Allora mi sono affidato a quell’oggetto che gracchiava un po’, la voce non era sempre nitida e pulita. Il mio amico Nestor mi ripeteva di stare tranquillo, ma non ci riuscivo, ero agitatissimo”

Il primo gesto dopo la vittoria

“Un salto con le braccia alzate verso il cielo, che era poi il soffitto dello spogliatoio. E mi sono messo a piangere. Sì, a piangere come un bambino. Avevo raggiunto il mio sogno e quello era il mio modo di festeggiare, mentre la gente impazziva di gioia, dentro e fuori dall’Olimpico”

Sulla qualità e la forza della Lazio 

Considerando il finale, direi di sì. Ma lo definirei anche lo scudetto della qualità. Eravamo la squadra più forte del campionato, e questo voglio gridarlo forte anche a venticinque anni di distanza. Nessuno era forte quanto la mia Lazio.VEro arrivato l’estate del 1999, dopo aver vinto con il Parma la Coppa UEFA e la Coppa Italia. Volevo lo scudetto e sapevo che alla Lazio avrei potuto conquistarlo. Nel 1999 a vincerlo fu il Milan, ma la Lazio di Eriksson era superiore. Diciamo che nel 2000 la gente fu ripagata anche per la delusione dell’anno precedente. Una squadra fantastica, dotata di grandissime qualità tecniche e, soprattutto, umane. E poi a guidarla c’era un allenatore speciale, Sven-Göran Eriksson, uno che a me ha insegnato tantissimo. Mi ha spiegato come dovevo fare il calciatore e, contemporaneamente, mi ha fatto crescere come uomo. Gli devo tantissimo.

Foto Profilo Ufficiale X S.S. Lazio

Eravamo una squadra con tantissimi talenti: Mancini, Boksic, Nedved, Mihajlovic, Nesta… e di sicuro me ne sto dimenticando qualcuno. Bene, sapete cosa ha fatto Eriksson? Non si è messo a disegnare schemi sulla lavagna, sapeva che sarebbe stato inutile. Ci ha fatto sedere sulle panche dello spogliatoio e ci ha detto cosa pretendeva da noi sul piano umano. Desiderava che ognuno di noi togliesse qualcosa al proprio ego e lo mettesse a disposizione del gruppo. Tutti fummo convinti da quel discorso, e i risultati sono lì a testimoniarlo. Quella Lazio era, prima di tutto, un grande gruppo. Si lavorava duramente in allenamento, ci si impegnava per la causa e si lottava dimostrando un’unità d’intenti che non è sempre facile trovare in un club.

Sinisa Mihajlovic: profilo X @bolognafc1909

Ogni giocatore fu importante per quel successo. All’inizio ricordo che Simeone e Almeyda non erano molto impiegati, ma non si demoralizzarono, non fecero polemiche. E sapete che in certe situazioni è molto semplice far scoppiare un casino. Loro, zitti, continuarono a lavorare e furono determinanti. Merito di Eriksson che seppe sempre coinvolgerli.

Eriksson

Foto da X: Sergio Cragnotti

Eriksson lo considerava insostituibile

Nessuno è insostituibile, tranne il grande Maradona. In quella Lazio mi trovavo a mio agio, c’erano giocatori con i piedi buoni, si faceva un bel calcio. Lo ripeto: eravamo i più forti e lo abbiamo dimostrato.

La Coppa Italia vinta contro l’Inter

All’andata avevamo battuto l’Inter 2-1. Bastò uno 0-0 per conquistare la Coppa. Però quell’impegno non ci fece festeggiare lo scudetto come avremmo voluto e dovuto. Pazienza. Mi resta un meraviglioso ricordo che nessuno potrà mai portarmi via, e mi resta la certezza che vincere uno scudetto con la Lazio è molto più difficile che in altri club. Per questo la nostra fu un’impresa memorabile.

fonte: La Gazzetta dello Sport

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