Non c’è mai un modo giusto per ricordare Sinisa. Le parole non bastano.
Non c’è mai un modo giusto per parlare di un uomo, un marito e di un padre che se ne è andato troppo presto. Lo sa bene Arianna Rapaccioni, la vedova di Sinisa Mihajlovic mancato troppo presto. Il Campione ha lasciato tutti a soli 53 anni, il 16 dicembre 2022, esattamente un anno fa. Loro sono stati insieme 27 anni ed hanno avuto cinque figli. Lei gli è stata accanto quando era un giovane calciatore, quando vinceva lo scudetto, le coppe, le super coppe, e quando, fino alla fine, non rinunciava a scendere in campo per allenare i suoi calciatori. “Solo in quest’ultimo mese sto prendendo coscienza del fatto che mio marito non c’è più“, ha spiegato Arianna al Corriere della Sera . “I primi mesi, non capivo più nulla. Stavo a Roma, dove mi ero stabilita quando i figli hanno iniziato le superiori, e avevo come la sensazione che Siniša fosse ancora vivo e stesse a Bologna ad allenare la squadra”.
Il 16 dicembre, il giorno in cui è mancato.
Non c’è mai un modo giusto per allievare il dolore. Arianna continua a parlare ed a rivivere gli ultimi momenti di Sinisa: “Qualche giorno prima, si è svegliato con un principio di emorragia. Gli ho prestato le prime cure come mi era stato insegnato, ho chiamato l’ambulanza, ma lui non voleva salirci, voleva andare in ospedale con le sue gambe. Per giorni, io e i figli gli siamo rimasti accanto a turno e la cosa struggente è che l’ultima notte, invece, eravamo tutti lì. I figli erano nella stanza accanto, c’ero io, sua madre, suo fratello con la moglie, il suo miglior amico, mia madre. Quando mi sono resa conto che il suo respiro è cambiato e che mancava poco, ho chiamato i ragazzi. Eravamo tutti in silenzio attorno a lui. Gli ho tenuto la mano, l’ho visto lottare col respiro sempre più pesante. Mi è venuto da dirgli: vai, non ti preoccupare, ai ragazzi ci penso io. Solo a quel punto è spirato”.
Oggi, 16 dicembre, ad un anno dalla scomparsa sembrano passati come un attimo 365 giorni. L’Aquila dalle punizioni infallibili, il tecnico amato da tutti i laziali ora vola più in alto di noi. Lì, l’uomo senza paura, continua a lottare, amare e vincere.
Ciao Sinisa.
(Fonte: Corriere della Sera)