Lazio: l’allenatore biancoceleste si concede in un’intervista a La Repubblica
Lazio – Maurizio Sarri torna a parlare e lo fa attraverso le pagine de La Repubblica, in cui si concede a delle riflessioni sul futuro ma anche sul passato, togliendosi più di qualche sassolino dalla scarpa nei confronti di esperienze non del tutto soddisfacenti. Di seguito le sue parole:
“Mi piacerebbe che la Lazio fosse la mia ultima squadra e allenarla al Flaminio. Il mio erede? DeZerbi”.
“Se finirò anche io in Arabia? Se si può fumare vedremo…“. “Il Napoli di Sarri sarà ricordato per 30 anni. Alla Juve tutto era dovuto e dovevamo vincere solo la Champions, ma era un messaggio inquinato. Ho vinto lo scudetto con un gruppo a fine ciclo e una società che aveva voglia ma non la convinzione di cambiare stile. Ho sbagliato a voler venire via dalla Premier. Tornare in Italia è stato un errore”.
“Troppe partite ravvicinate? Ne parlo da 5 anni eppure mi accusano di cercare alibi e basta, adesso ne parlano tutti. Ormai ci si allena solo video. Al massimo un giocatore dovrebbe giocare 50 partite all’anno. Si potrebbe almeno cominciare dalle piccole cose, tipo rinunciare alle tournée estive e riportare la Coppa Italia ad agosto anche per le grandi, facendole giocare sui campi delle squadre di Serie C, che così farebbero incassi per campare tutto l’anno. Il calcio moderno garantisce 50-70 stipendi d’elite, tra cui il mio, non ricchezza al movimento: 20 anni fa un giocatore di C era benestante, ora fatica ad arrivare a fine mese. Si cerca di aumentare fatturato diminuendo qualità del prodotto: ma quale azienda ragiona così?”.