Lazio: una squadra tra anarchia e superficialità cerca di ritrovare se stessa
Lazio: anarchia e superficialità, così mister Sarri ha usato queste parole per descrivere l’errore di Tavares nel derby. Ma le tre sconfitte in sei giornate non sono il problema dominante. La Lazio sta pagando il prezzo di un ridimensionamento. Sembra un club senza una direzione definita, incerto nel presente e alla ricerca di un futuro credibile.
Non si tratta solo di una crisi di risultati. Il malessere è strutturale: si manifesta in una squadra incompleta e in una tifoseria disorientata. Il senso di vuoto assoluto è netto. Mai come in questo momento sarebbero serviti i consigli di dirigenti innamorati come Bob Lovati, Felice Pulici e Nello Governato. Un vero e proprio mix di stile, competenza, dialogo e soluzioni.
Squadra e Società. Oggi quel patrimonio di insegnamenti è stato disperso. Non per fatalità, ma per disattenzione. A Formello nessuno ha saputo comprenderne il valore. È una Lazio distante dalla sua gente, manca di empatia, fatica a costruire, programma con difficoltà.
Si affida il futuro a progetti estemporanei, privi di un’architettura reale.
Lazio: ricordo sbiadito di una forza manageriale
Mister Sarri è un tecnico che sta gestendo gli equivoci e le fragilità di un organico ereditato dopo un’estate senza precedenti. Zero acquisti per la violazione dei parametri finanziari. Non ha potuto scegliere un solo giocatore, non ha ricevuto strumenti adeguati.
Lotito è l’unico presidente europeo con il mercato bloccato, ma il disagio è più profondo. Si cambia binario con una frequenza che è sintomo di instabilità. Tre allenatori in diciotto mesi non possono diventare la normalità, soprattutto se ciascuno esprime una cultura tattica divergente.

Maurizio Sarri – Foto: S.S. Lazio
Un anno fa, in estate, il direttore sportivo Fabiani aveva delineato un piano. Parlava di una talent-room all’avanguardia e di un modello ispirato all’Atalanta e al Bayer Leverkusen. Ma i fatti raccontano una realtà differente. Non c’è stato un salto di qualità. Gli arrivi di Noslin e Dele-Bashiru meritano riflessioni profonde. L’attaccante olandese è costato 16,7 milioni. E il centrocampista nigeriano è stato pagato più di Fabbian, protagonista nel Bologna e convocato in nazionale da Gattuso.
Nostalgia canaglia. C’era una volta la Lazio, quella di Tare, che aveva la capacità di portare a Formello figure come Hernanes, Klose e Lucas Leiva. Una forza ed una fantasia manageriale che è un ricordo sbiadito.
Riminiscenze e conclusioni. Nell’ultima gara all’Olimpico abbiamo rincontrato Baroni. Un brav’uomo che voleva cambiare in meglio la squadra. Non é stato aiutato. Ora, non lasciamo solo il “Comandante“. Almeno noi supporters!


