Lazio: l’impresa compiuta da Uccellino fra gli indimenticabili del ’74
Lazio: all’età di dieci anni, il figlio sapeva già dell’impresa compiuta dal padre insieme ai suoi compagni. Anche se non ne comprendeva bene le dimensioni, sentiva che qualcosa di leggendario era stato fatto.
La cosa in questione era la conquista del primo scudetto della Lazio, dieci anni prima, nel 1974. Il padre giocava in quella squadra entrata prepotentemente nella storia del calcio, oltre che nel cuore e nell’immaginario di migliaia di tifosi.
In quei giorni del 1984, il figlio giocava a calcio nella squadretta del paese, Castello d’Argile, dove il padre era tornato a vivere una volta terminata la carriera sportiva. Il giovane, spesso, sentiva commenti diretti o indiretti che lo riguardavano: “Se continui così, un giorno giocherai anche tu in Serie A; é bravo e corre più veloce del papà”.
Quello fu l’imprinting, dopo il quale si disse: “Presto sarò anch’io un campione!”
Una sera, di ritorno dall’allenamento, il figlio chiese al padre: “Papà, eri più forte tu o Chinaglia?”
La fantastica impresa compiuta da Uccellino nella Lazio del ’74
“Chinaglia” rispose divertito il padre per l’ingenuità della domanda. Pier Paolo Manservisi era un giocatore operaio, di fatica e sacrificio. Un vero atleta, un uomo che si metteva al servizio della squadra. Correva tanto e si vedeva poco; Chinaglia era un trascinatore, un bomber, uno che faceva tanti gol.
Il giovane lo incalzava: “Però sei stato importante anche tu per vincere lo scudetto, vero?”
“Veramente io ero titolare l’anno prima, la stagione dello scudetto ho giocato solo quattro partite. D’Amico mi prese il posto. Lui era un vero fuoriclasse.”
Il ragazzo amava sempre domandare: “Tu non lo eri?”
Pier Paolo Manservisi era onesto e rispondeva: “No, io no, come ti ho detto ero un giocatore operaio.”
La risposta lasciava il giovane un po’ confuso. Per il figlio, che lo aveva mitizzato attraverso i vari racconti e gli aneddoti che aveva ascoltato o letto su di lui, Uccellino (questo il soprannome dell’ex calciatore) era un campione. Lo era al pari di Riva, Rivera, Mazzola, o persino Pelè, la cui foto insieme al padre risaltava su una parete del salotto.
(Fonte: il Calcio Latino – Simone Manservisi)
Fine prima parte