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Lazio | Tare si confessa: “Sarri e Lotito simili. Il mio addio? Ero arrivato al capolinea”

by Giammarco Moriconi
0 comment foto Daniele Buffa/Image Sport nella foto: Igli Tare-Claudio Lotito

Lazio: l’ex DS sulle pagine del Corriere della Sera

Lazio – torna a parlare Igli Tare, ex direttore sportivo biancoceleste, che dopo 18 anni di militanza ha lasciato il club che gli ha permesso di chiudere la carriera da calciatore e iniziare quella da dirigente, con ottimi risultati. Ecco le sue parole al Corriere della Sera:

“Viaggio molto, studio, mi aggiorno, perché se non lo fai rischi di rimanere indietro e non capire più il mondo del calcio. Perché solo così puoi scoprire chi è migliore, chi sta avanti. L’Inghilterra con la Premier, ovvio. Ma anche la Germania. Oltre al Bayern Monaco, quello che ha fatto il Bayer Leverkusen è incredibile: un grande allenatore, Xabi Alonso, un club organizzatissimo, straordinarie infrastrutture”.

E in Italia?

La scuola calcistica non si discute, il valore degli allenatori è un dato affermato in tutto il mondo. Ma a livello organizzativo qui siamo indietro anni luce. Mio figlio più piccolo ha 11 anni, gioca nella Lazio. Da genitore che lo accompagna ad allenamenti e partite capisco le difficoltà delle famiglie, i sacrifici. Una grande società di calcio deve lavorare su questo, creare un’organizzazione che faciliti l’impegno delle famiglie. Così puoi far nascere i campioni. Altrimenti rischi di perderne tantissimi. Per fortuna ci sono gli Europei del 2030. Ma non è solo la costruzione degli stadi. Servono le infrastrutture che fanno grande un club, a partire dal settore giovanile”.

Dica la verità: è andato via dalla Lazio per colpa di Sarri?

Assolutamente no. È stato scritto tanto su questo punto, ma non è così. Ho parlato con Lotito: dopo 18 anni era arrivato il momento di lasciarsi in modo civile, senza strappi. Sarebbe stato imperdonabile per tutti. La Lazio è nel mio cuore. Ma avevo bisogno di guardarmi intorno, studiare, conoscere altre realtà”.

Però Sarri non è un tipo facile. Possibile non c’entri con questo divorzio?

“No. Lui è un integralista, è vero, uno che vuole fare le cose a modo suo, è la sua cifra, la sua caratteristica. Chi lo prende, però, lo sa, non lo può cambiare. Io non ci ho mai litigato, ma non è facile, ha un modo suo di concepire il calcio e il lavoro. Anche Lotito gli somiglia: un presidente dal carattere fortissimo. A volte ho fatto da parafulmine, fa parte del lavoro di un bravo dirigente, ma il mio matrimonio con la Lazio era arrivato al capolinea. Sarri non c’entra. Dopo tanti anni, senti la necessità di vedere altri mondi”.

Però la Lazio non sta andando bene. Perché?

Intanto è agli ottavi di Champions con un turno d’anticipo. E poi ci vuole pazienza con i nuovi acquisti. Devono inserirsi, non sempre avviene in una settimana”.

Tutto qui?

È mancata anche un po’ di brillantezza offensiva. Può capitare, ma la stagione è lunga e la Lazio può recuperare”.

Come si fa a costruire una grande squadra?

Devi studiare tanto, capire in quel determinato contesto cosa manca, dove puoi e devi migliorare. È un mosaico e tutte le tessere devono andare al posto giusto. E ci vuole anche la pazienza per aspettare qualche talento che non si inserisce subito. La lingua, le abitudini, un calcio diverso: arrivare in Italia non è facile per nessuno”.

Vero, però poi alla fine vincono sempre gli stessi. Quest’anno Inter e Juve sembrano di un’altra categoria.

Sì, ci sono loro e poi il Milan e il Napoli che è cresciuto molto. Merito di un grande allenatore come Luciano Spalletti che lo scorso anno ha valorizzato tutti i calciatori”.

Radio mercato dice che Tare andrà al Napoli prossimamente.

Non ho sentito nessuno, dunque la mia risposta è no. Poi nel calcio può accadere tutto in un attimo: guardate quello che è successo in Nazionale: Mancini che va via e arriva Spalletti. Il nostro è un mondo veloce in continua evoluzione. C’entrano le offerte economiche, ovvio, ma anche i progetti di un club. Aspetto l’offerta giusta”.

Sempre in Italia?

L’Italia è casa mia. Ho trascorso qui quasi la metà della mia vita. Ma non c’è solo la serie A, e mi tengo aggiornato. Davanti a un progetto interessante potrei lavorare anche all’estero. Dipende anche dai valori che ha un club”.

A proposito di valori: Simone Inzaghi, che lei conosce bene, non è più ‘Inzaghino’. Sorpreso?

Macché. Lui era un predestinato: tutto il giorno a studiare calcio. Era normale che si migliorasse. Lo ha fatto con umiltà e impegno e ora è un tecnico completo. Se lo merita”.

Il 15 giugno a Dortmund c’è Italia-Albania. Tare per chi tifa?

Tre quarti Albania, un quarto Italia. Perché il legame di noi albanesi con il vostro Paese è fortissimo. Vedrete: quel giorno ci saranno 80mila persone a cantare l’Inno di Mameli, anche gli albanesi. È già successo a Genova nove anni fa. Ci lega un rapporto con l’Italia che è anche difficile da spiegare per quanto è profondo e radicato. Poi però, occhio: questa nostra Nazionale sta crescendo tantissimo e per l’Italia sarà una partita difficile. Ma Spalletti è bravo, lo sa bene. Non si farà sorprendere. Peccati di presunzione lui, non ne commette”.

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