La storia di un orecchino celeste: “Ora vi racconto il perché di tutto questo”
Io, insieme al mio caro amico Claudio, con il quale ho condiviso due passioni: la Lazio e la pesca, quella pesca che tanto ci piaceva praticare nel porticciolo di San Felice Circeo. Come spesso accadeva, insieme ai nostri piccoli aquilotti, eravamo al Gianicolo davanti alle giostre, seduti su una panchina, mentre felici si divertivano nei loro giochi.
Lazio – Inter 11 marzo 2000
Era il giorno di Lazio Inter allo Stadio Olimpico di Roma, le aquile fiere erano in procinto di compiere un percorso verso un qualcosa che in quel periodo era impronunciabile.
Ad un certo punto passano altri due papà come noi e sentiamo dire la frase che tanto di moda andava in quel periodo “… non succede, ma se succede…”.
Ci voltiamo insieme l’uno verso l’altro, li guardiamo allontanarsi e pensiamo entrambi la stessa cosa, esclamando: “… e se succede? Se succede bisogna fare qualcosa che, vista la nostra amicizia, rimanga per sempre”.
Le pensammo tutte, anche le più bizzarre: “Che dici? Sulle giostre, calzoni corti, grembiule a quadretti con fiocco blu, tuffo nel Fontanone del Gianicolo, o nella fontana di Piazza del Popolo…e via dicendo. Un tatuaggio? Un orecchino? Dai vada per l’orecchino”.
Arriva il 14 maggio del 2000 gli abbracci, i baci, i cori a Piazza del Popolo insieme alle nostre famiglie, la voce che per giorni ci ha abbandonato. É successo e adesso bisogna mantenere il patto che abbiamo fatto.
Poi un giorno mi arriva una telefonata sul lavoro, mia moglie piangendo, mi dice quella cosa che non avrei mai voluto sentire. Sei volato via così all’improvviso, mentre lavoravi in ufficio, con quel tuo cuore che ti ha tradito, quel cuore biancoceleste pieno di emozioni, di amore verso la famiglia, la Lazio e la pesca. “Amico mio … ma il nostro patto?”
E nel giorno di Lazio – Inter, Amico mio, due stelle brilleranno più intensamente. La tua e quella di mia moglie, guarderò il cielo e magari sentirò qualcuno che dirà “non succede ma se succede”.