Gallura: il ricordo di una tragedia, 11 anni dopo
I bambini non si toccano: valore fondamentale di ogni cultura e civiltà non solo nel ricordo di una tragedia. L’amore, la tutela del territorio ed il rispetto verso i più piccoli sono principi fondamentali ed integranti di ogni Comunità. Lingue differenti, religioni diverse, tutti hanno a cuore l’ambiente circostante, l’educazione e la cura dell’infanzia. Così anche il ricordo e la testimonianza di una tragedia, mai dimenticata che lascia cicatrici profonde.
Di cosa si sta parlando? Di ciò che avvenne il 18 novembre 2013, in Terra di Gallura. In quella data, su quelle terre si abbatté un ciclone di acqua a dir poco spaventoso. Olbia, Arzachena ed i comuni circostanti piansero amaramente quell’orrendo cataclisma, denominato “Ciclone Cleopatra“.
Nove persone decedute fra l’acqua, la paura ed il fango in Olbia; case, terreni e laboratori devastati, beni distrutti e gran parte del territorio “messo amaramente in ginocchio”. Oltre 600 milioni di euro di danni stimati da quella terribile alluvione.
Ad Arzachena, durante l’alluvione un’intera famiglia (babbo Isael, mamma Mara Cleide ed i piccoli Weriston e Laine Kellen) perì, in località Moru, nell’acqua e nel fango di quella giornata. Ma, non sono scomparsi nel pianto e nell’oblio dei ricordi di chi li ha conosciuti.
Il ricordo di una tragedia di una Comunità che ancora sanguina
Il processo poi svolto non ha portato ad alcuna soluzione. Gli imputati tutti assolti, le colpe tutte attribuite al Ciclone. Tante centinaia di persone, poi, senza avere alcun risarcimento per i danni subiti.
Le responsabilità attribuite ad un evento “straordinario” con le vittime senza Giustizia. Gli “Uffici” e le “Istituzioni” che avrebbero dovuto tutelare e difendere Laine Kellen e Weriston dove erano ?
Ad 11 anni da quell’assurda tragedia è sensato fare luce, approfondire e discutere di tutto ciò ? Certamente, soprattutto nelle ultime settimane dopo aver assistito alle immagini provenienti da Valencia, Bologna o Gela. Disperazione, impotenza, rabbia.
A chi scrive rimane solo ricordare e testimoniare, con semplici gesti, chi non c’è più. Questo perché si possa “ricostruire” in Gallura, come in tutta Italia, la Cultura della tutela e della salvaguardia dell’ambiente unitamente a quella dei più deboli.
“IS PIPIUS NO SI TOCANT” (I BAMBINI NON SI TOCCANO), non deve rimanere una semplice frase od un semplice slogan.
In tanti, oggi, ci si sente un po’ Gallura, un po’ Valencia …. E’ ora di voltare pagina.
Che arrivi presto il tempo della Giustizia!