Vertice rimandato a Formello: Sarri scalpita per pianificare il mercato, Fabiani frena.
LAZIO – SARRI – FABIANI. Il confronto tanto atteso tra Maurizio Sarri e Angelo Fabiani è stato rinviato ancora. A Formello, dove ieri sarebbe dovuto andare in scena il faccia a faccia chiarificatore tra il tecnico e il direttore sportivo, il dialogo non è mai partito. I due si sono incrociati brevemente nel centro sportivo, ma un impegno improvviso ha costretto Fabiani a lasciare la struttura, rimandando così un incontro che avrebbe dovuto mettere fine a settimane di frizioni e silenzi.
Sarri attende con ansia un vertice che considera decisivo per definire la programmazione tecnica e pianificare le prossime mosse di mercato. Fabiani, invece, invita alla calma. Il dirigente biancoceleste preferirebbe rinviare l’incontro almeno a metà o fine novembre, in attesa di capire se la Lazio potrà operare liberamente nella prossima finestra di mercato o sarà costretta a mantenere il bilancio in equilibrio. Anche le eventuali offerte per alcuni titolari potrebbero, nel frattempo, ridisegnare lo scenario.
Il mistero del doppio contratto di Sarri
Nel frattempo, il malumore di Maurizio Sarri è diventato sempre più evidente. Nelle ultime conferenze stampa il tecnico toscano non ha nascosto la propria delusione per la gestione societaria, lamentando di essere stato tenuto all’oscuro del blocco del mercato al momento della firma del contratto.
E proprio sul rinnovo del “Comandante” emergono retroscena interessanti. Come rivelato dal Corriere dello Sport, Sarri avrebbe firmato due contratti diversi: un biennale con opzione fino al 2028 a giugno e, successivamente, un triennale secco a luglio, dopo aver saputo del blocco. L’ingaggio, 2,5 milioni di euro a stagione, è rimasto invariato – una sorta di gesto di distensione del club dopo la mancata trasparenza iniziale.
A Formello, l’aria resta tesa. Il chiarimento è solo rinviato, ma non potrà tardare ancora troppo: la Lazio ha bisogno di ritrovare serenità e unità d’intenti per programmare il futuro. Il tempo delle parole è finito, ora servono fatti.
