Tra entusiasmo per Maurizio Sarri e amarezza per il blocco del mercato, Paradiso accusa: “Vent’anni di promesse disattese, la Lazio merita molto di più.”
LAZIO – TOMMASO PARADISO. Un fiume in piena Tommaso Paradiso, intervenuto ai microfoni di Radio Laziale. Il cantautore romano, noto tifoso biancoceleste, ha affrontato a cuore aperto le principali questioni che agitano l’estate della Lazio: dal ritorno di Maurizio Sarri in panchina, al blocco del mercato, fino alla risposta del pubblico con la campagna abbonamenti.
Sarri, unico raggio di luce nel deserto
“L’unica cosa che mi ha dato gioia in questo deserto strutturale è il ritorno di mister Sarri” – ha esordito Paradiso, lodando il nuovo corso tecnico, pur con qualche riserva tattica. “Ho visto le amichevoli e la squadra sembra giocare bene, ma non so se partire forte sia un buon segnale per arrivare lontano. A oggi, forse siamo più adatti a chiuderci e ripartire. La Lazio migliore di Sarri, l’ho vista sempre in contropiede. Non abbiamo i giocatori adatti per il gioco palleggiato che vorrebbe il mister.”
Mercato bloccato: “Non è una casualità”
Sul blocco del mercato, Paradiso è durissimo: “È una situazione grave, e trovo inaccettabile la narrazione secondo cui sarebbe tutto frutto del caso. Sono vent’anni che sentiamo le stesse frasi. Il tifoso laziale è irriducibile, ma oggi siamo davanti a un bivio: o ci rassegniamo a questa gestione e tifiamo comunque, oppure proviamo a cambiare qualcosa. Però, con Lotito al comando, dubito che le cose cambieranno. Secondo me, non venderà mai. La nostra dimensione è questa, e dobbiamo prenderne atto.”
Abbonamenti e passione: “Tifoseria da Champions, ma senza società all’altezza”
Infine, un pensiero ai tifosi, che anche quest’anno hanno risposto presente: “I laziali si sono abbonati per stare vicino alla squadra, per godersi quelle 19 partite all’Olimpico con gli amici, con il cuore. Siamo una tifoseria da quarto o quinto posto per potenziale economico e affetto, ma meriteremmo una società di pari livello. Invece vediamo club grandi quanto un quartiere che possono permettersi proprietà ambiziose e investimenti reali. E noi restiamo fermi.”
