Le ennesime dichiarazioni del presidente della Lazio: un copione già visto
Le dichiarazioni rilasciate dal presidente della Lazio a Il Messaggero sono l’ennesimo copione già visto e sentito che vanno a ferire, sempre di più, lo stanco tifoso laziale. Un canovaccio stantio, fatto di mezze verità ed omissioni strategiche. Insostenibile, poi, dopo oltre vent’anni quel tono paternalistico che il presidente adotta ogni volta che deve mascherare problemi evidenti con una narrazione da commedia dell’assurdo.
“La Lazio non ha necessità di capitali, né problemi di giocatori“. Affermazioni pesanti e pericolose. Perché non è solo una bugia palese – la Lazio è con ogni evidenza con il mercato bloccato per aver violato le regole NOIF, e questo è stato ammesso persino da fonti federali – ma è soprattutto un modo scorretto di comunicare, offensivo verso chi ogni domenica tifa, soffre e paga per questi colori.
La Lazio oggi è amministrata come una trattoria di paese, gestita in modo opaco, verticistico e autoreferenziale. E non c’è nulla di onorevole in questo. Perché stiamo parlando di una società quotata in Borsa, con obblighi di trasparenza, con tifosi che sono anche azionisti, con un’identità che va ben oltre la figura di chi oggi occupa la poltrona della presidenza.
Alessio Romagnoli: profilo X @officialsslazio
Le offerte sbandierate per i vari Castellanos, Rovella, Gila, Zaccagni, Isaksen e Romagnoli sono l’ennesima fiera dell’autoreferenzialità. Parole vuote, lanciate in pasto alla stampa senza alcuna verifica. Quali club? Quali condizioni? Tutto sempre avvolto nel mistero. Ma soprattutto: se davvero sono arrivate offerte così elevate, perché non è stata fatta una minima operazione intelligente per rinforzare la squadra?
Per il presidente della Lazio un copione già visto
La risposta è chiara. Perché non si può. Perché oggi la Lazio ha il mercato bloccato e vive in una gabbia contabile creata da chi, per troppo tempo, ha messo il culto della personalità davanti al bene sportivo.
Ed è qui che nasce la vera emergenza: la comunicazione alterata. Un modello di leadership costruito sull’arroganza e la mistificazione, utile solo ad un manipolo di adepti che sembrano più devoti a Lotito che al Club. Gente che esulta per una dichiarazione, come se fosse un gol. Che si accontenta della narrazione, invece che pretendere dei risultati concreti. Che scambia la stabilità economica con la sterilità sportiva, come se fosse impossibile ambire ad entrambi.
Nel frattempo, la squadra è ferma. Non c’è un progamma chiaro, non c’è una visione, non c’è alcun rispetto per la passione del tifoso che meriterebbe trasparenza e verità.
La Lazio non è Lotito. E non lo sarà mai. È tempo di rompere il silenzio. Di aprire gli occhi. Di ricordare che chi ama davvero questa squadra non può accettare più un simile modo di fare, di parlare, di trattare la nostra storia come una vetrina personale.
Il laziale ha il diritto ed il dovere di pretendere di meglio e di più. Di pretendere rispetto, chiarezza, ambizione. E soprattutto, Verità.