SS Lazio, il racconto di Dario Marcolin su Sven Goran Eriksson e su quella Lazio che ha fatto innamorare tutti i tifosi biancocelesti
SS Lazio- Nonostante lui stesso ci avesse avvisato della sua malattia e che gli restasse poco tempo, la morte di Sven Goran Eriksson ha toccato tutti nel profondo, soprattutto i tifosi della Lazio e chi ha avuto l’onore di essere allenato da lui.
Anche lo scorso sabato l’Olimpico ha ricordato con grande emozione l’allenatore più vincente del Club Capitolino con un video che ripercorreva le tappe della sua vita e della sua carriera. Il suo ex giocatore Dario Marcolin ha avuto il compito di portare la maglia al centro del campo.
Per lo stadio sono stati attimi di profonda commozione…
SS Lazio, Marcolin: “Eriksson era apprezzato da tutti”
A tal proposito Dario Marcolin intervenuto ai microfoni di Radiosei ha parlato della serata vissuta sabato, dei suoi ricordi con quella grandissima squadra di cui lui ha fatto parte.
PAROLE MARCOLIN: “È stata un’emozione grande, ricordare quello che per me è stato un secondo padre è stato forte. È stato unico, mi sono sentito fortunato ad essere lì in quel momento a ricordare una persona del genere. Era apprezzato da tutti e da grande signore ha vissuto la malattia addirittura dando consigli agli altri. In quel momento ho rivissuto tutto, il nostro feeling personale e di squadra. E’ davvero morto uno di noi”.
LAZIO DI QUEL TEMPO: “Quella rosa era di 31 giocatori, tutti campioni. Io e Gottardi avevamo un calendario in cui mettevamo le croci sugli indisponibili (ride, ndr). Era complicato anche andare in panchina. Di quella squadra lì, molti sono diventati allenatori. Questo significa che Sven è stato per tutti un’ispirazione, tecnica e di gestione. È vero, io giocavo poco, ma lo spogliatoio mi ha affidato la festa interna per lo scudetto. Evidentemente ero apprezzato dal gruppo. Era giusto che avanti ci fossero i campioni con alle spalle una base solida. Questo è stato il segreto dei successi di Eriksson e della sua gestione del gruppo. Faceva sfogare tutti senza intervenire, poi dopo 3 giorni chiedeva conto. Oggi undici giocano e gli altri sono arrabbiati, nella nostra Lazio non era così”.
CONCLUDE:“Quando sono arrivati Sven e Mancini, siamo passati da una squadra che ci provava ad un’altra che ci credeva. È cambiato il pensiero grazie al loro arrivo, l’approccio era lo stesso in casa ed in trasferta. Ricordo tanti momenti particolari come la lite tra Simeone e Couto, sono stati minuti che non ho mai visto in vita mia”.