Lazio-Lecce

Lazio, cambiano gli allenatori, ma il finale di stagione è sempre lo stesso

by Roberto Mari
0 comments Maurizio Sarri/ Photo Antonietta Baldassarre / Insidefoto

Da aprile in poi la Lazio fatica e le altre volano

In certi momenti della stagione calcistica si fanno delle considerazioni dettate dall’andamento di quel determinato momento. A prescindere se le cose vanno bene o male si cerca di capire come il rendimento della squadra possa migliorare, dove sono le lacune e quali limiti bisogna superare per poter competere con club più blasonati annullando quel gap che ci portiamo dietro da tempo immemore.

La Lazio ci sta abituando a dei finali di stagione davvero poco incoraggianti. Se facciamo un paragone con l’era di Simone Inzaghi possiamo sicuramente dire che nell’ultima parte del campionato la squadra biancoceleste ha sempre stentato, faticato tanto da essere esclusa dall’Europa che conta in molte occasioni.

Con Inzaghi però la Lazio ha vinto, proprio in questo periodo, anche dei trofei importanti consacrando l’ex tecnico come il Re Di Coppe, tesi avvalorata da ciò che sta facendo all’Inter attualmente. Rimane però una costante che sia con Inzaghi prima che con Sarri ora la Lazio perde certezze e punti preziosi per fare il salto di qualità che i tifosi desiderano.

Personalmente reputavo questo calo vistoso nella parte conclusiva della stagione ad un diverso tipo di preparazione atletica svolta dalla Lazio di Inzaghi che portava ad esaurire le energie nel momento più importante dell’anno. Tesi seccamente smentita da ciò che sta facendo con la squadra nerazzurra in questo periodo.

Pensavo che con Sarri questo trend negativo potesse essere superato con uno staff tecnico completamente diverso che metteva benzina nelle gambe dei calciatori all’arrivo del primo caldo per giocarsi le proprie chance fino all’ultimo minuto, invece le cose a quanto sembra non stanno così.

Tifosi Lazio / foto Antonello Sammarco/Image Sport

Cosa manca

Allora cos’è che succede nell’ambiente biancoceleste da vent’anni a questa parte da aprile in poi? Forse la risposta sta proprio nell’ambiente stesso che non vuole acquisire la giusta mentalità per arrivare a livello degli altri. La cultura vincente, l’atmosfera positiva che si dovrebbe respirare, la consapevolezza della propria forza, la forza di capire che non si è inferiori a nessuno, che bisogna lottare, impegnarsi, dare tutto per la maglia che si indossa. 

Come dice spesso un mio caro amico, bisognerebbe proiettare, nella sala riunioni di Formello, le partite della Lazio del grande Maestrelli e del primo storico scudetto per toccare con mano quanto quel manipoli di ragazzi dava in campo. Giocatori che mangiavano l’erba da quanto erano affamati di vittoria, che mordevano le caviglie degli avversari come un predatore fiuta la preda. Ecco lo spirito giusto, lo spirito della storia passata al servizio del futuro. 

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