I fantasmi del passato riemergono a S. Siro ed agitano La Lazio.
La Lazio, vista sabato pomeriggio a S. Siro, è sembrata una squadra insicura, molle sulle gambe, incapace di un buon approccio alla gara, dove i fantasmi di un passato recente sembrano riemergere ed affiorare.
La squadra, a Milano, ha dato un “brutto segnale”, come se non fosse mai pervenuta. Non è riuscita, per la prima volta nell’era Sarri, a fare un tiro nello specchio della porta, apparendo in affanno per tutta la gara. Si è svegliata solo negli ultimi minuti di gioco, ma la reazione è stata insufficiente, sterile e tardiva.
Il “tennista col braccino corto“, la “paura di non essere all’altezza della situazione” sono tutte frasi già dette e sentite in tanti, troppi, finali di stagione degli ultimi campionati di serie A. La squadra biancoceleste, come l’ambiente circostante, passa da stati euforici a momenti di abbattimento morale, dove “vede sempre il peggio“. C’è bisogno di una grossa iniezione di fiducia, di fare essenzialmente “vita da atleti”, di approcciare all’allenamento come alla gara con più gioia e convinzione.
La squadra deve dimostrare di essere un team di “uomini veri” ed affidarsi allo “spirito comunitario“, quel particolare stato d’animo che permette il sostentamento ed il superamento dell’ostacolo con la partecipazione di tutti, nessuno escluso. Ogni calciatore biancoceleste deve affrontare l’avversario con determinazione, volontà, tenacia, grinta agonistica individuale e di squadra. Insieme, solo insieme, il team può superare questo momento negativo. Capire questo, personalmente, è già un bel passo in avanti. Stimare se stessi e gli altri compagni di squadra, lasciare alle spalle diatribe e discussioni interne, porre l’obiettivo prefissato e basta; vivere ogni momento, senza ossessione, per centrarlo.
La squadra può farcela. Serenità e lotta, salute e spensieratezza l’accompagneranno sul campo. I tifosi saranno sempre al loro posto: attendono il ritorno della squadra!
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