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Nazionali, da Rino Gattuso a Silvio Baldini: cambia la tradizione

by Valentino Valentino
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Da Rino Gattuso a Silvio Baldini: cambia la tradizione degli allenatori federali

Dopo Rino Gattuso arriva Silvio Baldini e con questa scelta cambia la tradizione degli allenatori federali.  Si passa dal fatidico “C’era una volta” al “non c’è più“. Alla FIGC, evidentemente, piacciono le scelte controcorrente.

Dopo aver puntato su Ringhio per il disperato tentativo di evitare la terza mancata qualificazione consecutiva al Mondiale, l’obiettivo di esserci ai Giochi di Los Angeles 2028 con l’Under 21, dopo aver saltato le ultime quattro edizioni delle Olimpiadi, spetterà ad un  tecnico di 66 anni. Un tecnico completamente a digiuno di esperienze con le nazionali, ma evidentemente preferito a chi dentro alla FIGC ci vive da anni e si era anche meritato sul campo quantomeno il tentativo di provarci.

Pensiamo allo stesso Carmine Nunziata, reduce da un ottimo lavoro. Iniziato addirittura nel 2017 con l’Under 17, proseguito con l’Under 20 con lo storico secondo posto ai Mondiali del 2022 e conclusosi con l’eroico quarto di finale contro la Germania dell’Europeo ’25 con l’Under 21.

A “casa Italia” cambia la tradizione degli allenatori federali

I risultati per un allenatore delle giovanili non contano, si dice, ciò che è importante è valorizzare i talenti a disposizione e formarli per il salto nella nazionale maggiore. A quanto pare non basta neppure questo, visto che come ringraziamento Nunziata è stato cortesemente retrocesso, venendo riportato all’Under 20. Un percorso originale, come quello di Alberto Bollini (ex Primavera Lazio), un altro che di giovani se ne intende, ma che dal 2019 viene proposto avanti e indietro tra Under 19 e U20.

Stadio Olimpico – Profilo X: @officialsslazio

Misteri dei piani alti del calcio italiano. Fatto sta che il percorso di Baldini ricorda da vicino quello di Luciano Spalletti, arrivato a fare il Ct in età non più verdissima, salvo poi scoprire semplicemente di non essere adatto al ruolo. Non c’è nulla di male, nessuno di noi sa fare tutto.

La speranza, ovviamente, è che la storia non si ripeta. Baldini, al netto di qualche inciampo dialettico e comportamentale non proprio in linea con la promozione appena ricevuta e al netto della preferenza dichiarata per rispondere “solo alle domande che mi garbano” (i giornalisti al seguito della nazionale se ne ricordino), arriva all’incarico più prestigioso della carriera sulla scia di un coro unanime di consensi, per il tecnico e per l’uomo, perché sa parlare alle folle circumnavigando la retorica, sempre un merito nel calcio (monologo post-promozione con il Pescara docet) e perché piace alla gente che piace.

In Nazionale cambia la tradizione dei Commissari Tecnici

Un titolo di merito onorifico, figlio della volontà di andare sempre controcorrente, anche quando non ce ne sarebbe bisogno. Un sano criterio di dire sempre la verità, anche quando si potrebbe sfoderare la diplomazia, volendo dare un calcio (metaforico) all’ipocrisia. Con il rischio, però, di finire per abbracciarla.

Comunque vada giova dire subito che il materiale umano che Baldini si troverà a maneggiare sarà il migliore da molti anni a questa parte. Lo sarà per qualità tecniche dei singoli e perché i predecessori hanno saputo lavorarci bene. Dirlo, adesso, può servire per ricordarsene in futuro qualora ce ne fosse bisogno.

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