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Il nigeriano fatica, ma i più esperti non sono da meno: riflessioni a centrocampo
Era inevitabile dopo la sconfitta a Como, che si parlasse dei singoli. La Lazio è stata presa a pallonate da una squadra giovane e ben assemblata, affamata e grintosa, che ha voluto e saputo vincere. Il giorno dopo si è parlato di tante cose. Il modulo, le scelte di Sarri e la prestazione dei giocatori. Parte la “caccia alle streghe“ e Dele-Bashiru sembra essere il capro espiatorio. Ma bisogna essere obiettivi: chi ha fatto meglio di lui? Nessuno a centrocampo.
Sia Cataldi che Guendouzi hanno corso a vuoto proprio come Fisayo, sempre dietro agli avversari e alla “palla che viaggiava velocemente”. Qui non si tratta dei singoli, a Como è mancata la squadra. Non è un caso se il migliore tra i biancocelesti è stato il giovane Provstgaard. Se il centrocampo è stato annullato dai “giovani lariani”, si può dire lo stesso degli esterni. Cancellieri ci ha provato senza risultato, Zaccagni anche ma è lontano parente di quello di un paio di anni fa. Questa Lazio soffre l’aggressività degli avversari e non riesce a venir fuori dal pressing. C’è da lavorare tanto, ma c’è anche da capire in che modo uscirne. Non è certo dando la colpa ai singoli che si risolve il problema. Tutti devono fare un bagno d’umiltà e rimboccarsi le maniche, tutti, nessuno escluso. Questo vale anche per l’allenatore che insiste col solito modulo che non porta ad incidere in fase offensiva e che soffre in difesa. Speriamo che Como sia solo una parentesi negativa e che si riesca a invertire presto la tendenza. La Lazio non può essere questa, non deve.