Un giornalista, una voce libera, e un blocco social che fa discutere e riaccende il tema della libertà di parola
Libertà di parola e tifo: il caso Stefano Greco
Nelle ultime ore, il nome di Stefano Greco, giornalista noto nell’ambiente sportivo e in particolare tra i tifosi della Lazio, è finito al centro di una vicenda che ha fatto discutere. Il suo profilo Facebook, seguito da migliaia di appassionati, è stato improvvisamente bloccato. Il motivo? Ufficialmente non è stato chiarito, ma in molti collegano l’accaduto alle sue opinioni critiche nei confronti della Società Sportiva Lazio. Opinioni sempre espresse con toni civili e nel rispetto delle persone, come chi lo segue può confermare. Per la tifoseria biancoceleste e per chi lo legge abitualmente, il blocco è stato vissuto come un atto ingiusto, una sorta di “museruola” a un giornalista che ha semplicemente espresso il proprio punto di vista.
Libertà di parola e di pensiero
E qui la questione va oltre il calcio: riguarda il diritto, sancito e fondamentale, alla libertà di pensiero e di parola. Che si sia d’accordo o meno con le sue posizioni, la possibilità di discutere, confrontarsi e anche criticare in maniera educata è il cuore di ogni dibattito sano. Privare qualcuno di questo spazio, soprattutto chi svolge un mestiere basato sull’informazione, lascia aperte domande preoccupanti: chi decide cosa si può dire e cosa no? E, soprattutto, dove si traccia il confine tra moderazione e censura?