Federico Marchetti

Marchetti, cuore biancoceleste: “La Lazio mi ha dato tutto. Il 26 maggio resterà per sempre”

by Lazio Live TV
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L’ ex portiere racconta i suoi anni a Formello tra trionfi, parate indimenticabili e aneddoti di spogliatoio. Dalla Coppa Italia del 2013 all’esperienza a Malta, fino al futuro da allenatore

LAZIO – FEDERICO MARCHETTI – INTERVISTA. Sette anni in biancoceleste, 194 presenze e una Coppa Italia che ha scritto la storia. Federico Marchetti, ex numero 22 della Lazio, ha ripercorso la sua carriera in un’intervista ai microfoni ufficiali della Lazio  parlando con orgoglio e un pizzico di nostalgia del suo passato nella Capitale.

Malta, un’esperienza di vita

“Gli ultimi anni in Italia li ho vissuti da secondo portiere, quindi ho sofferto poco il distacco dal calcio», racconta Marchetti. «A Malta sono andato grazie a Luciano Zauri, mio amico ed ex compagno. Ho giocato alcune gare europee, viverle a 40 anni è stato speciale. È stata più un’esperienza di vita che calcistica: ho migliorato il mio inglese e anche mio figlio si è trovato benissimo”

Il 26 maggio e i ricordi biancocelesti

“La vittoria del derby del 26 maggio resterà per sempre», confessa l’ex portiere, che però non nasconde un piccolo rammarico: «Peccato solo per come sia finita la mia avventura, un po’ dietro le quinte. Ma preferisco ricordare le cose belle”

Nel racconto riaffiorano i momenti più intensi: la parata su Giovinco nella semifinale contro la Juventus, la lunga settimana di ritiro a Norcia, la tensione del pre-partita e il boato dell’Olimpico alla rete di Lulic. “Quella su Totti nella finale fu la parata più emozionante: grazie a quell’intervento, il gol di Lulic è diventato immortale”

Compagni, leggende e rimpianti

Non mancano i ricordi dei tanti campioni condivisi in campo. “Klose era una leggenda, un fuoriclasse in campo e fuori. Il migliore con cui abbia giocato”.
Su chi avrebbe potuto dare di più: “Zarate aveva talento purissimo, ma non riuscì a ripetersi dopo il ritorno dall’Inter. Da portiere, invece, dico Guerrieri: era un predestinato”.

E su Felipe Anderson: “Nel 2014/15 esplose dopo l’infortunio di Candreva, vinceva le partite da solo. Mai visto un impatto simile”.

Da Reja a Inzaghi: “Simone non fu una sorpresa”

Marchetti non ha dubbi: “La Lazio di Pioli meritava di più, ma quella di Inzaghi è stata spettacolare. Senza il Covid avrebbe lottato per lo scudetto. Simone ha fatto un percorso incredibile, non mi ha sorpreso nemmeno all’Inter».
E su Reja aggiunge con un sorriso: «Quando minacciava le dimissioni era pura strategia, voleva dare una scossa e ci riusciva sempre”.

Dalle parate al futuro in panchina

Oggi Marchetti guarda avanti, con la stessa determinazione di quando difendeva i pali. “Mi sto formando, ho già il patentino UEFA B e sto studiando per ottenere le licenze superiori. Voglio allenare i portieri, ma non escludo nulla. Prima, però, voglio investire su me stesso”

“La Lazio nel cuore, per sempre”

“L’affetto dei tifosi è impagabile», conclude Marchetti. «A questo club ho dato e ricevuto tanto. Sono orgoglioso di essere parte della sua storia”.

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