Lazio Torino Baroni

Torino, “la farfalla granata”: girare per la città con al guinzaglio una gallina

Guardando il mercato, pensando al passato

by Valentino Valentino
0 comments Foto da Profilo X @TorinoFC_1906

Girare per Torino con al guinzaglio una gallina

A girare per Torino con una gallina al guinzaglio, sino ad ora, ci ha provato soltanto la “farfalla granata” alias il “George Best” del calcio italiano, indimenticato e indimenticabile artista del pallone. No, non paliamo di Ilic (mezzala d’inserimento osservata dal Ds della Lazio), ma di un uomo nato a Como il 24 febbraio del 1943 e rimasto precocemente orfano di padre. Luigi (Gigi) Meroni fu cresciuto con grandi sacrifici dalla mamma, tessitrice della seta.

All’oratorio imparò a tirare i primi calci distinguendosi subito per i dribbling funambolici e la fantasia. e   si guadagnò un posto nelle giovanili del Como Calcio. Con i lariani  esordì in Serie B.

Ma fu coi goal segnati per il Genoa, che nel 1962, “il Gigi” si fece conoscere a livello nazionale come “poeta del pallone”. Era capace da solo con le sue serpentine d’incantare le difese avversarie e trascinare la squadra alla vittoria.

“Galeotto”, in un bar di Genova davanti a una tazza di cioccolata calda, fu l’incontro con la giovane e bellissima Kristiane Uderstadt. La donna per lui avrebbe lasciato il marito destando grande scandalo nell’Italia dei primi anni Sessanta.

Ma a Meroni, “cappellone” allergico al barbiere, abituato a giocare coi calzettoni abbassati , la cosa non poteva interessare di meno. Così, quando nel 1964 per l’iperbolica somma di 300 milioni di lire di quei tempi dal Genoa passò al Torino, la sua amata Kristiane lo seguì nel capoluogo piemontese.

Certo, quando al primo ritiro Gigi la presentò come “sua sorella”, non ingannò nessuno, tanto meno “il paròn” Nereo Rocco. L’allenatore, gli disse: “Strano che non ti assomigli per niente!”. Ma di fronte al “Beatle” del calcio nostrano un occhio si poteva anche chiudere.

Girare per Torino pensando a Meroni

Il quinto Beatles italiano. Tanto disciplinato sul terreno di gioco, quanto estroso nel quotidiano, Gigi Meroni ricompensò della fiducia la propria squadra con 25 reti in 122 incontri. La più famosa fu messa a segno nel 1967 a San Siro contro l’Inter del “Mago” Herrera, con un eccezionale pallonetto posto sotto l’incrocio dei pali.

Per contro, nella quiete della bella mansarda di piazza Vittorio ascoltava musica jazz e dipingeva quadri di notevole valore artistico, come il mitico Ezio Sclavi. Fra i tanti della sua produzione campeggia ora l’autoritratto, recentemente donato da Kristiane Uderstadt, al “Museo della Grande Torino e della Leggenda Granata”.

L’incidente e la fine. Un urlo lacerante e spaventoso si udì nella tarda serata del 15 ottobre del 1967 nel bel mezzo di Corso Re Umberto a Torino. Fu quello di Kristiane che, accorsa sul luogo dell’incidente, se lo trovò riverso a terra per strada, con quegli inconfondibili baffi e la barba appena rifatta. La “farfalla granata”, travolta da un’auto mentre attraversava la strada, aveva smesso di volare per sempre. Aveva 24 anni soltanto. A investirlo, per un crudele scherzo del destino, fu il giovane Attilio Romero, destinato un giorno a diventare Presidente del Torino Calcio.

Maurizio Sarri

Mister Sarri

Ecco, oggi, una farfalla come “il Gigi” farebbe faville tra le Aquile come nel Toro. Non se ne abbia a male Ilic, ma Meroni era ed é tutt’altra cosa. Lo sanno Sarri e Baroni, come lo sanno tutti gli appassionati del calcio.

Un bacio al cielo.
(Fonte: Anselmo Pagani).

Potrebbe interessarti

Leave a Comment