La Lazio mantiene i conti in ordine ma senza investimenti resta lontana dalle big
Si parla spesso della Lazio come di un modello di gestione economica: bilanci in ordine, conti apparentemente sotto controllo, niente spese folli. È la linea dettata dal presidente Claudio Lotito, che rivendica da anni una conduzione oculata della società. Ma fino a un certo punto: perché anche Lotito, in realtà, non è esente da debiti. E allora la narrazione di una Lazio “virtuosa” regge solo parzialmente. Il problema resta lo stesso: sul piano sportivo la squadra non decolla. Stagione dopo stagione i biancocelesti faticano ad imporsi tra le grandi, restando intrappolati in una dimensione intermedia. Se guardiamo la Serie A degli ultimi anni, troviamo sempre le stesse protagoniste nelle coppe europee: Napoli, Milan, Inter, Juventus, Atalanta, Roma e persino il Bologna. Club che, pur con modelli diversi, hanno avuto la forza (e il coraggio) di investire. Lotito ricorda spesso come molte rivali siano pesantemente indebitate. Ma il calcio moderno insegna che il debito, se gestito, non è necessariamente un male: può diventare uno strumento per crescere, per alzare l’asticella, per provare a vincere. Limitarsi a galleggiare, invece, significa auto-condannarsi a un ruolo marginale.
Il paragone con la Roma
Il paragone con la Roma resta inevitabile. Non perché i giallorossi abbiano riempito la bacheca di trofei. In vent’anni è arrivata soltanto una Conference League e una coppa Italia, ma per il modello societario. La Roma, pur tra difficoltà economiche, può contare su una proprietà con investitori disposti a coprire i debiti e a sostenere la squadra. Questo permette di restare su un livello competitivo costante, di giocarsi finali europee e di mantenere visibilità internazionale.
Una piazza che vuole sognare
Curva nord coreografia
La tifoseria biancoceleste questo lo sa bene. Oggi ai tifosi non interessa più ascoltare discorsi su indici di liquidità o titoli in borsa: interessa sognare, emozionarsi, ambire a qualcosa di grande. Criticare la squadra per un punto perso o esultare per una vittoria importante: questo è il calcio, non la contabilità. Così, il rischio è che i biancocelesti restino una eterna incompiuta: rispettati per i conti “in ordine”, ma mai temuti per l’ambizione di vincere.