Lazio, un derby perso nella testa

Paura, anarchia e assenze societarie: così i biancocelesti hanno consegnato la stracittadina alla Roma

by Luca Belardi
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La Lazio cede alla Roma in un derby povero di qualità ma ricco di tensione

Il derby, si sa, è una partita a sé. Non conta la classifica, non contano i pronostici: contano la testa, il cuore e la capacità di reggere emozione, stress e fatica. Chi ci arriva più lucido e più libero da paure, lo vince. Oggi la Lazio, invece, ha avuto paura di vincere. Troppa sicurezza in certi uomini, troppa anarchia in altri. E l’anarchia, come ricorda spesso Sarri, è un male silenzioso: ti illude di poter fare tutto da solo, ma alla fine ti porta a sbagliare. È ciò che è accaduto a Tavares nell’occasione del goal che ha portato il vantaggio della Roma, consegnando poi ai giallorossi un derby “piccolo”, per qualità e contenuti, ma che pesa tantissimo per la classifica e per la tifoseria.

Lazio, un derby perso nella testa

Perché se le due squadre oggi non sono “grandi”, il derby resta sempre enorme. Vale passione, orgoglio, identità. Vale più di tre punti. Il sacrificio, a tratti, c’è stato. Ma non è bastato. Belahyane non ha capito lo spirito della partita, macchiando la sua prova con un’espulsione evitabile. Guendouzi ha commesso lo stesso errore a gara ormai finita. E soprattutto, la Lazio non ha avuto la freddezza di sfruttare quelle poche occasioni che in partite così fanno la differenza. Lo ha capito invece Pedro: un veterano, un “vecchietto” come lo chiamano, che ancora oggi mette tutto sé stesso per la maglia e per il gruppo. Non incolpiamo Sarri. La squadra è questa, con i suoi limiti evidenti. Le responsabilità più grandi stanno altrove: in una società che continua a mostrarsi assente, incapace di dare la presenza, il sostegno e la progettualità che una piazza come Roma, sponda biancoceleste, merita. Oggi la Lazio ha perso non solo un derby, ma anche un’occasione per dimostrare maturità.

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