Lazio, D’Amico: ad un’anno dalla scomparsa dei Vincenzo il figlio Matteo lo ricorda
Ad un’anno esatto dalla scomparsa di una delle bandiere della Lazio, Vincenzo D’Amico, è intervenuto sulle frequenze di Radiosei il figlio Matteo.
Ha parlato del papà, ma anche della situazione del calcio italiano, che sembra ormai povero di calciatori di fantasia, prerogativa questa che aveva suo padre.
Lazio, Matteo D’Amico: “Vedo ancora tanto affetto dopo un anno”
“Giornata sicuramente lunga e piena di emozioni. Vedo ancora tanto affetto dopo un anno. Dopo la messa delle 19, verrà scoperta una targa ricordo nel giardino delle case popolari di Latina a cui papà era legatissimo, dove ha iniziato a giocare da piccolo con i suoi amici”.
“Lui era molto legato alla sua Latina pur essendo arrivato a Roma a 14 anni. Povertà di talento oggi in Italia a causa di un fenomeno iniziato con Sacchi prima e Guardiola poi: “allenatorismo“. Abbiamo messo in secondo piano i giocatori, i fantasisti rispetto agli allenatori. Gli allenatori cercano di emergere a discapito dei giocatori. Ora non c’è più un giocatore che salta l’uomo. Il problema non è Guardiola ad esempio, ma chi lo emula. Prima avevamo una scuola italiana che si basava su una difesa granita, giocando un calcio identitario rispetto alle nostre caratteristiche. Noi ora stiamo cercando di inseguire altri modelli che non ci appartengono. Papà lo diceva sempre che ai suoi tempi il livello, ad esempio nella sua zona di campo, era altissimo. Lui tecnicamente ha diviso”.