Il Campionissimo
Fausto Coppi è probabilmente uno dei ciclisti più forti di tutti i tempi.
I suoi innumerevoli successi lo relegano nell’olimpo dello sport insieme ad altri grandissimi campioni.
Durante il secondo conflitto mondiale, esattamente nel 1942, fu fatto prigioniero in Africa e detenuto successivamente nel campo di prigionia inglese di Caserta.
Prima dello scoppio del conflitto Coppi aveva vinto il giro d’Italia nel 1940 ed era detentore del record mondiale dell’ora svoltosi a Milano nel 1942.
Lontano dalla bicicletta per molti anni aveva perso la speranza di salire di nuovo in sella ma il comando inglese gli dette la possibilità, riconoscendo la sua fama, di ricominciare ad allenarsi costantemente e nei primi giorni dell’anno 1945, esattamente il 9 gennaio data per noi laziali particolarmente significativa, s’incontra con alcune persone e riesce ad avere a disposizione una bici grazie al noto costruttore delle due ruote Edmondo Nulli che ospiterà Fausto e successivamente suo fratello Serse nella sua casa al quartiere Casilino.
A questo punto manca solo una società che possa tesserarlo per potergli permettere di tornare a gareggiare. Questa società sarà la SS Lazio Ciclismo, unica a Roma e in quel momento anche in Italia visto l’evoluzione del conflito verso nord.
Fausto riprende a pedalare e dopo qualche piazzamento vince la sua prima gara post guerra esattamente il 27 maggio nella coppa Salvioni bruciando in volata il grande Gino Bartali.
Seguono altri successi, la Coppa Candelotti, il circuito degli Assi, il circuito Ospedaletti e i circuito di Lugano. Tutti successi con la tessera della Lazio in tasca.
Dopo la fine della guerra viene ingaggiato dalla Bianchi che ironia della sorte veste i colori bianco celesti.
Pur essendo tesserato con la Lazio Fausto non porterà mai i colori della società in quanto già professionista da tempo, colori che invece Serse sfoggerà in tantissime gare perchè ancora dilettante.
La SS Lazio risultò determinante nella carriera di Coppi che in alcune interviste degli anni cinquanta rilasciate ad alcuni giornali fu molto riconoscente dell’opportunità che la società gli offrì.
Possiamo dire con orgoglio che l’airone pedalò sulle rive del biondo tevere con l’aquila nel cuore.
Altro fulgido esempio di come la SS Lazio incarni i valori dello sport, della lealtà e dell’altruismo.
Roberto Mari